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Cinema, Giuli sblocca (finalmente) il tax credit: al via le domande dal 18 giugno

  • Immagine del redattore: Anita Armenise
    Anita Armenise
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Il decreto, che integra quanto previsto dal contestato provvedimento varato nel 2024 dall’allora ministro Gennaro Sangiuliano, è stato firmato dal ministro della Cultura Alessandro Giuli

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Cinema delle Provincie

Dopo mesi di drammi e proteste con registi sul piede di guerra, attori in sciopero e lettere aperte, il ministero della Cultura ha finalmente fatto il suo ingresso in scena con il tanto atteso decreto correttivo sul tax credit. Un colpo di scena che porta un po’ di respiro, e speranze di budget, a un settore rimasto troppo a lungo fermo ai titoli di testa.


Il decreto, che integra quanto previsto dal contestato provvedimento varato nel 2024 dall’allora ministro Gennaro Sangiuliano, è stato firmato dal ministro della Cultura Alessandro Giuli e riguarda la revisione del sistema del credito d’imposta permesso dal 2016 con la legge Franceschini, la prima in Italia ad introdurre degli incentivi per le produzioni.


Tax credit, riapertura delle domande e nuove scadenze

Tra le novità operative quella che permette, dal prossimo 18 giugno, di riaprire la sessione per la presentazione delle nuove domande di credito d’imposta. Fino al 15 giugno, invece, sarà possibile completare solo le richieste già avviate sulla piattaforma.


Il decreto è stato illustrato 6 giorni fa nel corso di un incontro tra il ministro Giuli, la sottosegretaria Lucia Borgonzoni, il direttore generale Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli e una rappresentanza del mondo del cinema, tra cui attori come Claudio Santamaria, Vittoria Puccini e Beppe Fiorello, oltre al presidente di 100autori, Stefano Rulli.


Il decreto introduce anche nuovi criteri e obblighi per accedere al credito d’imposta. Da oggi, infatti, tutte le spese superiori ai 1.000 euro dovranno riportare il titolo dell’opera di riferimento per garantire maggiore trasparenza. Inoltre, chi riceve il beneficio dovrà reinvestire entro cinque anni parte dei proventi in nuove opere “difficili”: film d’esordio, cortometraggi, documentari, opere di animazione o progetti di giovani autori, spesso tagliati fuori dai grandi finanziamenti.


Non mancano poi misure per scoraggiare eventuali abusi: chi presenta documentazione falsa, omette informazioni o non rispetta l’obbligo di reinvestimento potrà essere escluso dal tax credit per ben cinque anni.


Durante il faccia a faccia con il ministro, la delegazione del cinema ha proposto ulteriori interventi, come i controlli di qualità per evitare usi distorti del credito, o i massimali per impedire che pochi soggetti concentrino la gran parte dei fondi. Si è parlato anche del recupero dell’anno contributivo per il 2024 e 2025, di un bonus straordinario per i lavoratori e della necessità di un welfare stabile e accessibile per l’intero comparto. Dopo mesi di crisi, tra sale vuote, produzioni in stand-by e lavoratori in difficoltà, il settore può finalmente sperare in una ripartenza.






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