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Caso Orlandi-Gregori: De Priamo, «Delega al Racis per nuove analisi. Tra le amicizie di Emanuela, c'è chi conosce la verità»

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    Redazione La Capitale
  • 1 ora fa
  • Tempo di lettura: 4 min

 Le sue dichiarazioni, ribadisce il parlamentare De Priamo, sono tra le «più importanti di tutto il caso Orlandi», anche perché «è peraltro riportata nella stessa denuncia di scomparsa presentata da Natalina Orlandi il 23 giugno 1983»

Caso Orlandi-Gregori: De Priamo, «Delega al Racis per nuove analisi. Tra le amicizie di Emanuela, c'è chi conosce la verità»
Mirella Gregori e Emanuela Orlandi

«Una cosa è certa: la verità è custodita da qualche persona che gravitava nel giro delle amicizie di Emanuela Orlandi». Lo dichiara all’Adnkronos il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, il senatore Andrea De Priamo. Il 22 giugno ricorre il 42esimo anniversario della sparizione della 15enne cittadina vaticana, di cui dal 1983 non si hanno più tracce. Per De Priamo, la verità va cercata nelle frequentazioni più strette della giovane.


La scuola di musica

Secondo il presidente della Commissione d’inchiesta, il giro di amicizie nella scuola di musica frequentata da Emanuela, l’Istituto Tommaso Ludovico da Victoria, gioca un ruolo fondamentale. Ne è convinto tanto da affermare: «Ci sono molti elementi che ci portano a dire che vi era almeno una ragazza presente con Emanuela fino all’ultimo momento e che può aver visto o saputo dove è andata prima di “scomparire nel nulla”».


La testimonianza di Raffaella Monzi

Per De Priamo, sarebbe necessario «riesaminare la testimonianza di Raffaella Monzi, una delle allieve della scuola di musica che vide Emanuela per ultima, alla fermata dell’autobus su corso Rinascimento prima che sparisse». Le sue dichiarazioni, ribadisce il parlamentare, sono tra le «più importanti di tutto il caso Orlandi», anche perché «è peraltro riportata nella stessa denuncia di scomparsa presentata da Natalina Orlandi il 23 giugno 1983». «Monzi disse – continua il presidente – che Emanuela le aveva confidato di aver preso appuntamento con una persona per fare volantinaggio a una sfilata di moda attraverso una sua amica».


Caso Orlandi-Gregori: l’amica senza nome

Perciò, «identificare questa amica è una delle priorità che abbiamo, è il punto nevralgico dell’intera vicenda», sostiene De Priamo. «Esiste un’amica di Emanuela che o era colei che l’aveva avviata alla proposta di lavoro dell’Avon e quindi tecnicamente “complice” di un tragico inganno ai danni della ragazza, o, in alternativa, colei che conosceva la verità se dovessimo immaginare che Emanuela possa aver utilizzato la vicenda Avon come una sorta di “copertura” per qualsiasi altra attività». Il senatore tiene a precisare: «Cosa che non significherebbe gettare alcuna ombra sulla vita di Emanuela, ma semplicemente immaginare che – come ogni adolescente, allora come oggi – possono esserci a volte piccoli segreti che si nascondono alla propria famiglia».


Perché i rapitori chiamarono proprio Laura Casagrande

Un altro interrogativo ancora aperto riguarda la telefonata a casa di Laura Casagrande, compagna di scuola di Emanuela. Fu lì che venne dettato l’ultimatum dei rapitori – il 20 luglio 1983 – da un uomo con accento mediorientale. «Anche qui c’è un mistero ancora senza soluzione: perché i rapitori scelsero proprio la Casagrande, allieva della scuola di musica frequentata da Emanuela, per dettare uno dei comunicati più importanti di questa vicenda?», si chiede De Priamo.

Per questo, il senatore annuncia una «delega al RACIS (Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche) per gli esami fonici sulle telefonate e grafici sugli scritti» al fine di «identificare chi scrisse a mano le rivendicazioni per Emanuela».


Le piste aperte

«Ad oggi le piste sono ancora tutte aperte», fa sapere il presidente della Commissione d’inchiesta. «Quando avremo adeguati elementi per poter comunicare che la Commissione sta privilegiando una pista, lo faremo». De Priamo tuttavia si sente di affermare che «la pista della asserita trattativa Stato-Vaticano è stata fortemente ridimensionata, visto che l’ex procuratore Giancarlo Capaldo ha evidenziato che, obiettivamente, non c’è mai stata una trattativa legata alla riconsegna di Emanuela Orlandi o dei suoi resti in relazione alla sepoltura di Enrico De Pedis a Sant’Apollinare».

Tra le altre piste aperte c’è quella della «predazione sessuale». La Commissione ha preso in esame anche l’ipotesi di un «ipotetico coinvolgimento di qualche familiare», spiega De Priamo. «Su questo aspetto si è concentrata l’attenzione sulla figura di Mario Meneguzzi (zio della ragazza). Ma anche in questo caso non è mai emerso alcun elemento di riscontro».

Infine, la pista della «tratta delle bianche» – smentita già nel 1987 dal professor Franco Ferracuti – «è al centro di una attenta verifica da parte della Commissione e penso sarà una delle prime sulle quali riusciremo a dare qualche elemento».


De Pedis

Anche se, secondo De Priamo, «non c’è mai stata una trattativa tra Stato e Vaticano», ciò non esclude che De Pedis o persone a lui vicine «possano aver avuto un ruolo nella vicenda Orlandi». Il presidente della Commissione ricorda che «ci sono identikit – legati alle testimonianze degli amici di Emanuela – che potrebbero ricollegare a personaggi gravitanti nell’orbita personale di De Pedis». Questi uomini, aggiunge, «potrebbero aver avuto un ruolo di mera manovalanza, tenendo conto che non vi era una monolitica Banda della Magliana, ma spesso azioni scollegate svolte come favori nell’ambito di una sorta di “agenzia del crimine” su commissione di terze persone».


La pista di Londra

«Abbiamo dato la dovuta attenzione anche alla cosiddetta pista di Londra», prosegue De Priamo, «svolgendo un’indagine preliminare rispetto ai materiali ricevuti da Pietro Orlandi». Il senatore sottolinea però che, a suo giudizio, «vi sia una forte azione di “intossicazione” rispetto a questi documenti, a più riprese dichiarati falsi». Tuttavia, «la Commissione sta lavorando per capire chi ha fabbricato questi documenti e abbia portato in particolar modo l’attenzione di Pietro Orlandi su questa pista».


I presunti legami con il caso di Mirella Gregori

La Commissione sta indagando anche sulla scomparsa di Mirella Gregori, avvenuta il 7 maggio 1983, circa un mese prima di quella di Emanuela. Tuttavia, secondo De Priamo, «ad oggi è prevalente l’ipotesi che la vicenda di Mirella Gregori sia slegata da quella di Emanuela Orlandi». La verità, aggiungono i membri della Commissione, «sta nei pochi attimi legati al momento in cui Mirella uscì di casa, si fermò circa venti minuti nel bar della famiglia De Vito, si confrontò con l’amica Sonia e poi si diresse verso il monumento del Bersagliere e, probabilmente, non verso Villa Torlonia».

Secondo De Priamo, «la vicenda di Mirella sembra quella di una persona attirata con un tranello o un inganno a un fantomatico appuntamento che è stato per lei fatale»

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