Val Cannuta, proteste contro gli sgomberi: famiglie bloccano le strade, il Comune apre al dialogo
- Edoardo Iacolucci
- 2 giorni fa
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Aggiornamento: 12 ore fa
Proteste a Val Cannuta contro gli sgomberi del Caat: le famiglie bloccano le strade. Dopo la mobilitazione, il Comune di Roma apre un tavolo di confronto sull’emergenza abitativa

Mattinata di tensione a Val Cannuta, nella periferia ovest della Capitale, dove numerose famiglie hanno dato vita a una protesta spontanea bloccando le strade contro lo sgombero imminente del Caat – Centro di Accoglienza Abitativa Temporanea. La mobilitazione è scaturita in risposta alla comunicazione ufficiale del Comune di Roma che prevede la chiusura definitiva del centro entro il 30 giugno.
Famiglie in protesta: «Meglio farsi arrestare che finire in strada»
A manifestare sono stati principalmente nuclei familiari in condizioni di fragilità sociale ed economica, molti dei quali vivono nel Caat da anni, in attesa dell’assegnazione di una casa popolare. Alcuni manifestanti hanno dichiarato di essere pronti a farsi arrestare piuttosto che accettare soluzioni temporanee ritenute inadeguate, come il Sassat (Servizi di Assistenza e Sostegno all’Abitare Transitorio).
Secondo quanto emerso, la tensione è stata alimentata dall'assenza di un confronto preventivo tra l'amministrazione capitolina e le organizzazioni sindacali e sociali. «Non ci hanno convocati, non ci ascoltano: siamo stati lasciati soli ad affrontare l’incertezza», hanno riferito i residenti presenti sul posto.
Apertura del Comune al confronto dopo la mobilitazione
Nel pomeriggio, a seguito della protesta e delle pressanti richieste dell’Unione Inquilini, una delegazione di famiglie e rappresentanti sindacali è stata ricevuta al Dipartimento Politiche Abitative del Comune di Roma. Secondo quanto riportato in un comunicato ufficiale dell’Unione Inquilini, si è aperto un primo tavolo di verifica e confronto con l’amministrazione.
Durante l’incontro, le famiglie hanno chiesto che la data del 30 giugno non venga considerata una scadenza perentoria, ma che si apra un percorso trasparente per valutare caso per caso, evitando in ogni modo sgomberi forzati. È stata inoltre sollevata nuovamente la questione del SASSAT, definito «uno strumento temporaneo e precario» e dunque non idoneo come risposta strutturale al problema abitativo.
«Sono una ragazza madre - racconta una residente fuori dal portone di via Val Cannuta -. Ho due bambini di 3 e 14 anni e ora sono incinta di 4 mesi con una gravidanza a rischio. Qui sono in cura al Gemelli: non ho macchina, non ho niente. Lavoro a nero un po' di pulizie alla scuola vicino non mi vogliono dare casa perché dicono che non ho la doppia fragilità ». Una storia che somiglia a molte altre.
Un primo risultato, ma la mobilitazione continua
Sul posto arrivano poi l'assosessora del XIII municipio alle Politiche sociali Arianna Quarta, poi la consigliera municipale Maristella Urri e infine la presidente del municipio.Sabrina Giuseppetti.
Il sindacato ha parlato di un «primo risultato» ottenuto grazie alla mobilitazione, sottolineando che la casa deve essere riconosciuta come un diritto e non come un favore. Le famiglie e i loro rappresentanti hanno annunciato comunque l’intenzione di proseguire la mobilitazione finché non sarà garantita la continuità abitativa per tutti, attraverso un passaggio diretto da casa a casa senza interruzioni o sfratti.
Val Cannuta: un nodo simbolico della crisi abitativa a Roma
Il caso di Val Cannuta si inserisce in un contesto più ampio, che riguarda la carenza di alloggi popolari e la difficoltà di offrire soluzioni stabili alle persone in emergenza abitativa. Il Caat, pensato inizialmente come soluzione temporanea, ha finito per diventare una residenza di lungo termine per molte famiglie che ora chiedono risposte concrete.