Lazio in prima linea contro il bullismo, Mezzaroma: «Educare è una responsabilità collettiva, nessuno può chiamarsene fuori»
- Rebecca Manganaro
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min
Dallo Stadio Olimpico un messaggio forte contro bullismo e cyberbullismo: istituzioni, sport e società civile uniti per educare al rispetto e costruire una rete di protezione per i più giovani

Un passo deciso, coraggioso e soprattutto necessario. La Ss Lazio, attraverso la sua Fondazione e con il supporto delle istituzioni regionali e nazionali, ha promosso oggi il convegno dal titolo: «Bullismo e Cyberbullismo nella scuola e nello sport: come prevenire ed arginare il fenomeno». L’incontro, tenutosi oggi (martedì 3 giugno) presso la Sala Conferenze dello Stadio Olimpico, ha visto la partecipazione di esponenti del mondo sportivo, istituzionale, della giustizia e della società civile.
Un tema urgente, un messaggio condiviso
Il convegno si è aperto con un dato allarmante: tra i giovani dai 19 ai 25 anni, il 47 percento è stato vittima di bullismo o cyberbullismo, il 37 percento è stato autore e il 23 percento ha vissuto entrambe le condizioni. Uno scenario complesso, che richiede risposte trasversali e coordinate. La Lazio ha scelto di fare la sua parte, perché lo sport – quando sceglie di agire – può diventare megafono di cambiamento.
Le testimonianze di chi è stato vittima di bullismo
Un momento particolarmente toccante dell’incontro è stato quello dedicato alle testimonianze di tre giovani ragazzi dell’associazione Bulli Stop, che hanno condiviso in pubblico le proprie storie personali. Tutti e tre sono stati vittime di episodi di bullismo e cyberbullismo, vissuti in un contesto di isolamento e dolore. Tra commozione e lacrime, i ragazzi hanno raccontato le ferite, le insicurezze, la solitudine, ma anche la forza ritrovata grazie al supporto dell’associazione e di chi ha creduto in loro.
Le loro parole hanno lasciato un segno profondo. Un appello diretto a tutti i coetanei presenti, ma anche agli adulti, per non sottovalutare mai i segnali di sofferenza e per scegliere il coraggio della denuncia.Un segnale fortissimo, autentico e impossibile da ignorare: «Abbiamo trovato la voce che ci era stata tolta e ora la usiamo per proteggere altri ragazzi come noi», ha detto uno di loro.
Cristina Mezzaroma: «Educare è una responsabilità collettiva. La Lazio può essere un esempio»
La presidente della Fondazione Ss Lazio, Cristina Mezzaroma, ha aperto il convegno leggendo un testo scritto personalmente, ricco di significato: «Educare è una responsabilità che ci riguarda da vicino e nessuno può chiamarsene fuori. Perché la Lazio Calcio? Perché lo sport può lanciare un segnale forte, credibile e concreto, senza retorica e demagogia. La cultura del rispetto non è un traguardo ma un cammino comune».
Mezzaroma ha sottolineato come la Lazio, con il suo seguito e la sua visibilità, possa farsi promotrice di un messaggio autentico, capace di raggiungere anche i più giovani. L’invito a «non chiamarsene fuori» è una sfida lanciata a tutta la comunità: il cambiamento culturale, infatti, non si impone con le leggi, ma si costruisce con l’esempio.
Francesco Rocca: «Le parole fanno più male di un osso rotto. E anche noi adulti siamo colpevoli»
Il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha colpito per l’onestà e la profondità delle sue riflessioni: «Io sento tutto il nostro fallimento, tutto quello che noi istituzioni avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto. L’elemento di divisione è il male della nostra società. Le parole fanno più male di un osso rotto».
Rocca ha sottolineato quanto spesso gli adulti stessi perpetuino meccanismi di bullismo, anche inconsapevolmente, alimentando una cultura dell’intolleranza e della sopraffazione. Ha poi ribadito l'importanza di un approccio integrato, che coinvolga famiglie, scuole, realtà religiose, sportive e sociali: solo unendo le forze è possibile costruire una rete che funzioni davvero.
La chiusura, con tono ironico ma eloquente, è una frecciatina in chiave autoironica: «A Roma, come laziale, mi sento un pò bullizzato».Un modo per ricordare che il bullismo, in ogni sua forma, può annidarsi ovunque, anche nei luoghi e nei contesti che dovrebbero essere «di casa».
Samantha Bernardi: «L’odio non è virtuale e nemmeno il dolore»
Samantha Bernardi, presidentessa di Breaking the Silence, ha acceso i riflettori sulle dimensioni meno visibili del bullismo: «Dobbiamo denunciare non solo la violenza fisica, ma anche quella psicologica e verbale. L’odio non è virtuale, e non è virtuale nemmeno la sofferenza».
Ha parlato di riti di iniziazione, di violenza economica e di genere, ma anche del doping imposto come forma di controllo. Bernardi ha invitato a creare una rete solida di protezione e ascolto, capace di intercettare i segnali e offrire risposte tempestive. L’azione non può essere individuale: «Tutti insieme dobbiamo agire verso un’unica direzione».
Claudio Lotito: «Il calcio deve tornare ad essere strumento educativo. La Lazio farà la sua parte»
Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha offerto una riflessione profonda sul ruolo dello sport: «Quando divenni presidente volevo un calcio didascalico e moralizzatore. Il club deve formare persone prima che atleti».
Lotito ha annunciato la costruzione di una chiesa a Formello, come simbolo di un nuovo umanesimo sportivo, e ha spiegato come l’introduzione dello psicologo all’interno della Lazio nasca proprio dalla volontà di intercettare il disagio giovanile. «Oggi i ragazzi si formano solo tramite i cellulari. Non esiste più il ruolo della famiglia. Noi dobbiamo educare alla libertà di essere sé stessi».
Ha inoltre dichiarato di essere al lavoro su un disegno di legge nazionale contro il cyberbullismo, sottolineando che il fenomeno va represso anche con strumenti legislativi più severi. «Si vince insieme, si perde insieme. La Lazio continuerà a battersi per questo».
Andrea Abodi: «Il rispetto è il valore chiave. Negli stadi e nella vita»
Il ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi, ha concluso con una visione etica e politica molto chiara: «Abbiamo il diritto di essere fragili, di non essere perfetti. Il valore principale che lo sport insegna è il rispetto. Dentro questo concetto c’è tutto».
Abodi ha parlato anche della violenza negli stadi come forma di bullismo collettivo, in cui una minoranza tenta di imporsi sulla maggioranza: «Chi manca di rispetto deve uscire dallo stadio. Non servono stadi futuristici, ma stadi umani, luoghi di civiltà».
Un appello accorato alla responsabilità educativa, rivolto non solo alle società sportive ma anche agli insegnanti, ai genitori, agli allenatori: «Non tutti nasciamo educatori, ma possiamo allenare la nostra sensibilità».