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Dal 5-1 di Montella al 26 maggio di Lulic: ecco i derby più amati dai romani

  • Immagine del redattore: Rebecca Manganaro
    Rebecca Manganaro
  • 12 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

Tra tatuaggi, gol indimenticabili e notti da leggenda: il derby Roma-Lazio raccontato da chi lo porta cucito addosso

Le persone intervistate da La Capitale
Le persone intervistate da La Capitale

A Roma il derby non si gioca soltanto, si vive come si vivono le cose più grandi della vita: con il cuore in gola e i brividi sulla pelle. Basta fermare qualcuno per strada o entrare in un bar del centro storico per scoprirlo. Chiedi: «Qual è stato il tuo derby preferito?» e subito si accende una scintilla, come se stessero parlando del loro primo amore.

«Che domande… Quello di Coppa Italia, il 26 maggio 2013», esclama senza esitazione il proprietario di un bar. Negli occhi gli brilla ancora l’orgoglio di quella notte, quando una città divisa a metà si fermò per vedere la Lazio alzare la coppa sotto il cielo di Roma.


Ricordi nel cuore e sulla pelle

E non serve nemmeno parlare, a volte. Un cameriere, durante una pausa sigaretta, ti mostra direttamente il tatuaggio della Lazio inciso sul braccio. Una fede scritta sulla pelle. «Il mio derby preferito? Quello dove Signori ha segnato subito», dice, e basta il sorriso che accompagna le sue parole per capire che certi gol non si dimenticano mai.

Tra i sampietrini del centro, invece, un romanista si ferma a ricordare un'altra epoca d'oro: «Il derby più bello? Quello dei tempi di Candela, Cafù, Del Vecchio», racconta con la voce che si fa un pò nostalgica. Anni in cui la Roma volava sulle fasce e sembrava poter conquistare il mondo.

Anche un operatore Ama, laziale doc, torna ancora a quella magica serata di Coppa: «Il 26 maggio, senza dubbio. Quel derby lì ce lo portiamo dentro per tutta la vita».


«E chi se lo scorda?»

E come dimenticare il romanista che, appena uscito dallo store della Roma, racconta: «Il 5-1. I quattro gol di Montella. E chi se li scorda?». Una notte perfetta, scolpita per sempre nella storia giallorossa, come un sogno da cui nessuno vuole svegliarsi.

Poi c’è chi, da buon laziale, rievoca un ritorno da film: «Quello di Paolo Di Canio. È tornato dopo tanto tempo e ha fatto gol proprio sotto la Curva Sud», dice con un sorriso complice.

E ancora, tra i vicoli stretti e pieni di storia, un altro romanista ci racconta il suo momento preferito: «Quando Marco Del Vecchio lasciò Nesta per terra e infilò la porta» esclama con entusiasmo durante la pausa pranzo. Poi si ferma un attimo, quasi parlando al campione che ha reso grande quella serata: «Marco, te voglio bene per sempre».


A Roma il derby è questo, un ricordo che si fa carne, una storia personale che diventa leggenda collettiva. Non importa quale sia il risultato, perché a vincere sono sempre loro: le emozioni, le notti che non finiscono, i racconti che passano di bocca in bocca come antiche leggende.

Perché in fondo, nella Capitale, ognuno ha un derby nel cuore. E da lì non se ne andrà mai.

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