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Redazione La Capitale

Vino, la Regione semplifica le denominazioni e punta sull'enoturismo

Approvato progetto pluriennale sulle Dop/Igp della filiera vitivinicola

Vigna
Una vigna a Roma (La Capitale)

La Giunta regionale del Lazio, su proposta dell'assessore regionale all'Agricoltura Giancarlo Righini, ha approvato un progetto pluriennale sulle Dop/Igp della filiera vitivinicola.


Il programma ha più obiettivi.

Innanzitutto una ricognizione d'ufficio di tutti i perimetri delle Dop/Igp vitivinicole e il completamento della georeferenziazione di tutti gli areali produttivi non più compatibili con il fascicolo aziendale grafico e con gli adempimenti dettati dalla transizione digitale, che impone il passaggio dalle mappe alle immagini satellitari ad altissima risoluzione, diventate precondizione delle politiche di filiera recate dalla Organizzazione comune del mercato (Ocm) vino. Il progetto è stato proposto da Arsial e dalla direzione regionale Agricoltura.


La seconda azione di progetto ha poi come obiettivo la semplificazione del quadro delle denominazioni attive, mantenendo una piena copertura a Do/Ig dei territori viticoli, ma con un numero minore di denominazioni. Il Lazio annovera attualmente 36 denominazioni (3 Docg, 27 Dop e 6 Igp), in gran parte riconosciute negli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso su impulso delle grandi cantine cooperative, all'epoca molto attive nel promuovere caratterizzazioni su piccoli ambiti territoriali, spesso di scala comunale, per l'accesso a vecchie politiche di filiera che garantivano un sostegno diretto in base ai volumi di produzione.


Con la riduzione dei consumi intervenuta negli ultimi 50 anni (da 90 litri a meno di 27 litri pro-capite) e con il passaggio da politiche di sostegno dei prezzi a politiche di mercato (volte alla promozione dei prodotti di qualità) alcune Dop/Igp non sono più rivendicate e una decina sono rivendicate solo per piccoli volumi, di scala non idonea ad attivare strategie di valorizzazione, come attesta il fatto che nel Lazio operano solo 6 consorzi di tutela. «Dopo il successo riscosso dal Lazio all'ultimo Vinitaly - spiega l'assessore regionale Righini - è arrivato il momento di porre rimedio a un ritardo ultraventennale, attivando una più efficace strategia di valorizzazione per i 18mila ettari vitati e per le 430 cantine attive nel Lazio, nella comune consapevolezza che le 36 denominazioni vanno sfoltite e contestualmente implementate sul versante della piattaforma ampelografica, a partire dall'introduzione degli autoctoni di recente caratterizzazione nei disciplinari vigenti».


«Il consolidamento delle centinaia di piccole cantine nate nel Lazio negli ultimi anni, alcune delle quali già di alta reputazione sul mercato, potrà essere conseguito solo condividendo strategie comuni a livello territoriale - aggiunge Righini -. In tale prospettiva vanno collocate anche le notevoli risorse che la Regione ha stanziato per la promozione dell'enoturismo, che - conclude l'assessore Righini -, richiedono l'attivazione di servizi avanzati e l'aggregazione della base produttiva».


Secondo il commissario straordinario di Arsial, Massimiliano Raffa, «la mancata razionalizzazione delle Do/Ig vitivinicole è un fattore di ulteriore frammentazione della filiera, che non solo ostacola lo sviluppo dei consorzi di tutela (cui la Ue demanda ulteriori funzioni anche nella sfera enoturistica), ma limita anche l'accesso alle risorse per la promozione delle nostre eccellenze sui mercati internazionali».





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