Villa Torlonia, i residenti presentano un esposto per spostare il Museo della Shoah: «La questione è la sicurezza»
- Anita Armenise
- 11 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 12 mar
Dopo escrementi sui lucchetti del cancello d’ingresso del nuovo Museo della Shoah, scritte offensive sui cartelli di avviso lavori, messaggi come «Assassini infami» e «Oggi 45mila morti», i residenti di via Alessandro Torlonia hanno deciso di appellarsi ad un avvocato per presentare un'esposto

Sono circa un centinaio di persone ad aver già firmato la petizione che coinvolge gran parte degli abitanti di via Alessandro Torlonia, che perimetra un lato della villa che ospiterà il nuovo, e secondo a quello del ghetto, Museo della Shoah di Roma. Ma dopo escrementi sui lucchetti del cancello d’ingresso e le scritte offensive sui cartelli di avviso lavori, messaggi come «Assassini infami» e «Oggi 45mila morti», accompagnate da una macchia di vernice rossa a simboleggiare il sangue, i residenti hanno deciso di appellarsi ad un avvocato per presentare un'esposto.

Una misura ritenuta necessaria dagli abitanti dopo la scarsa attenzione prestata alla questione dalle autorità: «Abbiamo chiamato il 112 più volte nel tempo, ma nessuno ha mai fatto niente. Solo quando sono uscite le notizie sui giornali le autorità hanno iniziato a chiedere chi avesse informato la stampa, invece di rispondere alle nostre preoccupazioni», raccontano i residenti.
Il tema della sicurezza non è nuovo nella zona: «C’era un asilo ebraico qui e per motivi di sicurezza è stato chiuso. Questo vorrà pur dire qualcosa». Il dibattito sulla costruzione del museo si è intensificato dal 7 ottobre. «C’è una guerra di scritte sui muri: chi sostiene l’opera scrive con il pennarello blu, chi è contrario usa il rosso», raccontano ancora. In realtà la questione risale a 20 anni fa, infatti da quando si è annunciato il progetto del Museo, la questione è andata avanti e affrontata dalle amministrazioni che si sono avvicendate.
Museo della Shoah, le ragioni dell’accelerazione
Secondo alcuni c'è un ulteriore elemento di tensione ed è quello che riguarda il contesto politico e amministrativo: «L’elezione del nuovo presidente della Comunità Ebraica di Roma è imminente (il voto è previsto per l'8 giugno, ndr), dopo le dimissioni di Victor Fadlun e sembra che questo abbia portato ad un’accelerazione dei lavori».
Tra le altre cose sembra che il progetto del museo non sia stato ancora formalmente approvato dal comune, ma l’abbattimento degli alberi ha già avuto il via libera. C'è poi anche un aspetto economico che fa discutere: «Il business plan del museo prevede una perdita di 1,5 milioni di euro all’anno. C’è già un Museo della Shoah nel Ghetto di Roma».
Secondo le informazioni raccolte, il nuovo museo si occuperà principalmente di audiovisivi, mentre è il museo del Ghetto a conservare reperti affidatigli in comodato d’uso dalle famiglie ebraiche. «Città come Berlino, Londra e Washington hanno un solo Museo della Shoah, e qui c’è già quello nel Ghetto», sottolineano alcuni critici del progetto.