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Anita Armenise

Vaticano, condannati i tre imputati per gestione Coro della Sistina

L'inchiesta era stata aperta nel 2018 da Papa Francesco e verteva sulla gestione economica-amministrativa del Coro

coro della cappella sistina

Peculato, riciclaggio e truffa i principali capi di accusa a carico degli allora vertici del Coro responsabile del servizio musicale nelle celebrazioni liturgiche in Vaticano. Le indagini condotte dalla magistratura vaticana riguardo la gestione finanziaria del Coro della Cappella Sistina hanno portato alla condanna di monsignor Massimo Palombella, ex direttore dello storico coro, a due anni e tre mesi di reclusione, di Michelangelo Nardella e di Simona Rossi.


Coro della Sistina, avviate nel 2018 le indagini

Il sacerdote salesiano e il responsabile dell'amministrazione sono stati condannati, infatti, anche per abuso d'ufficio continuato per condotte relative all'organizzazione dei concerti in favore di importanti aziende italiane.


Su monsignor Massimo Palombella e sul direttore amministrativo della Cappella musicale, Michelangelo Nardella, la magistratura vaticana aveva avviato nel settembre 2018 una indagine per alcune vicende che implicavano reati finanziari quali riciclaggio, peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato.


Nell'ambito del procedimento di oggi, martedì 10 dicembre, è stata ordinata a carico di Nardella, la confisca, anche per equivalente, di 123mila euro. A Nardella e monsignor Palombella, in solido tra loro, la confisca di 127 mila euro, oltre a interessi e rivalutazione, quale profitto del delitto di abuso d'ufficio e a carico di Nardella e la consorte, in solido tra loro, la confisca di 29mila euro. I tre imputati sono stati poi condannati al risarcimento delle spese processuali. Assolti, invece, da alcuni reati per insufficienza di prove o perché il fatto non sussiste.


La difesa: «Faremo appello»

«Faremo appello - dichiara la difesa di Nardella e Rossi. - Le indagini hanno condotto a importanti assoluzioni. Non conosciamo i motivi della sentenza che impugneremo per i capi per i quali il tribunale non ha deciso la condanna»









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