- Edoardo Iacolucci
Ultima Generazione, il 16 settembre il processo per l'azione a piazza Navona
Il Campidoglio e il ministero dei Beni Culturali potrebbero costituirsi parte civile. I capi di imputazione sono concorso in reato e imbrattamento di opere d’arte
Si terrà il 16 settembre presso il Tribunale di Roma alle ore 8.30, aula 18 sez.7. l’udienza pre-dibattimentale per l’azione compiuta lo scorso 6 maggio 2023, quando gli attivisti di Ultima Generazione avevano versato del carbone vegetale nella fontana dei Quattro Fiumi di piazza Navona, trasfrmando l'acqua trasparente in un liquido nero. Immediato era stato l’intervento delle Forze dell’ordine, che alle 15.45 avevano portato via gli ambientalisti.
Adesso, il Campidoglio e il ministero dei Beni Culturali potrebbero costituirsi parte civile. I capi di imputazione sono il concorso in reato, l'aggravante del numero di persone e imbrattamento di opere d’arte. Per cui la pena prevista è da 2 a 5 anni di reclusione, con multe da 2.500 a 15.000 euro.
«Il nostro futuro è nero come quest'acqua: senza acqua non c'è vita e con l’aumento delle temperature siamo esposti alla siccità, da un lato, e alle alluvioni, dall'altro - aveva dichiarato durante la sua manifestazione a piazza Navona, Anna, insegnante di 35 anni -. Acqua che manca per coltivare il cibo, acqua che cade tutta insieme distruggendo le case. Ci aspettano anni difficili, ma se non azzeriamo le emissioni subito saranno terribili».
La protesta era a pochi giorni dall'alluvione che aveva colpito duramente l'Emilia Romagna lo scorso anno: «Il collasso è già in atto e non possiamo più fermarlo: ne sono prova gli eventi estremi sempre più frequenti e devastanti».
La richiesta di Ultima Generazione: «Fondo di Riparazione»
«La nostra richiesta - spiegano gli attivisti di Ultima Generazione -, è di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l'eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari».
Per questo motivo gli ambientalisti promettono di continuare a scendere in strada, a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta, «assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi».
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