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Tra mito e sacro, l'arte contemporanea in dialogo con la spiritualità

  • Edoardo Iacolucci
  • 16 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Dal 17 aprile al 14 settembre 2025 al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese

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Tra Mito e Sacro (Monkeys Video Lab)

Una nuova, affascinante tappa si aggiunge al calendario culturale della Capitale con l’apertura della mostra Tra Mito e Sacro. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea, ospitata dal 17 aprile al 14 settembre 2025 negli spazi suggestivi del Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese. L’iniziativa, pensata in occasione dell’Anno Giubilare, è promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura e la curatela di Antonia Rita Arconti, Claudio Crescentini e Ileana Pansino.


L’esposizione propone un’immersione profonda nei temi universali del mito, della spiritualità e del sacro attraverso una selezione di circa trenta opere del XX e XXI secolo, molte delle quali raramente esposte, provenienti dalle collezioni capitoline di arte contemporanea. Tra pittura, scultura, fotografia e installazioni, il percorso mette in luce la continua tensione dell’arte verso l’invisibile, il trascendente e l’archetipo.


Un dialogo tra epoche e simboli

Il progetto si sviluppa in cinque sezioni tematiche che guidano il visitatore attraverso un itinerario concettuale e sensoriale. Si parte da Dal mito al sacro, in cui l’antico si fa chiave di lettura per il contemporaneo. Tra i protagonisti, il trittico Orestiade di Paola Gandolfi e l’iconica Goldfinger Miss di Mario Ceroli, che riflettono sul mito greco e sulla sua rilettura nella società dei media.

La seconda sezione, Culto e ciclo della vita, esplora i rituali e la ciclicità dell’esistenza. Spicca Cattedrale di Alessandra Tesi, un’opera monumentale composta da 750mila perle che costruisce uno spazio liturgico immersivo. Tra installazioni e neon, come Universal Keyboard di Alessandro Valeri, emerge il bisogno di sacralità anche nei linguaggi visivi più attuali.


Il sacro nell’umano e nel dolore

La terza sezione, Il dolore, la morte, la sublimazione, affronta i grandi misteri dell’esistenza umana. Accanto alla spiritualità cristiana evocata da Anagramma di Maria di Andrea Fogli o dalla Deposizione di Pericle Fazzini, si impone la crudezza poetica dello scheletro inginocchiato Waiting for Godot di Marc Quinn. Le opere riflettono sul limite, sulla sofferenza, ma anche su un’idea di possibile rinascita.


In Astrazione e rappresentazione del divino, quarta sezione della mostra, si toccano corde più interiori e simboliche. Figure eteree e spirituali come L’Angelo di Corrado Cagli e San Sebastiano nero di Leoncillo si alternano alla sperimentazione astratta di Claudio Verna o alla riflessione ambientale e spirituale di Alessandro Piangiamore, che con La cera di Roma #4 riporta la materia stessa della devozione – la cera delle candele – al centro dell’opera d’arte.

Un approfondimento speciale è dedicato a Sidival Fila, artista e frate minore, la cui poetica recupera materiali dimenticati trasformandoli in testimonianze di fede e memoria, come nello Stendardo antico, vessillo del XVIII secolo ricostruito con frammenti specchiati.


Riti, idoli e nuove sacralità

Chiude il percorso la sezione Ritualità e idoli contemporanei, con due opere di forte impatto firmate da Benedetta Bonichi. In To see in the dark. Banchetto di nozze, l’immagine a raggi X di una cerimonia nuziale riflette sull’aldilà e sulla caducità della carne. Con Oh my god!, un dollaro “infestato” da uno scheletro, l’artista denuncia con ironia la deriva idolatrica del nostro tempo.


Un’occasione per riscoprire il senso del sacro

Tra Mito e Sacro è molto più di una semplice mostra: è un’occasione per interrogarsi, per riscoprire la tensione dell’uomo verso ciò che lo trascende, per ritrovare nella materia dell’arte la forza del simbolo. In un’epoca spesso dominata dall’effimero, l’arte torna a essere strumento di meditazione, un ponte tra il visibile e l’invisibile.

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