Suicidio assistito, parla l’avvocato promotore in Toscana: «Una legge necessaria, altro che simbolica»
- Giacomo Zito
- 5 mar
- Tempo di lettura: 3 min
La giunta Rocca attende il Parlamento e minimizza sulla proposta lanciata dall’associazione Luca Coscioni. Secondo l’avvocato Gianni Baldini «è una questione di civiltà»

Sono ormai passati 500 giorni da quando in Regione Lazio è stata depositata la proposta di legge per regolamentare le procedure per la morte volontaria medicalmente assistita, meglio nota come suicidio assistito.
La giunta regionale, tuttavia, non ne vuole discutere in aula e tende a minimizzare il provvedimento, sostenendo che la competenza sia nazionale. Il presidente della Regione, Francesco Rocca, ha anche detto in diretta televisiva, ad Agorà su RaiTre, che esisterebbe già un regolamento in materia e che votare la legge sarebbe un fatto «solo simbolico».
Eppure, di quel regolamento a oggi non sembra esserci traccia: alla richiesta di pubblicazione fatta dai consiglieri regionali Claudio Marotta (Verdi e Sinistra) e Marietta Tidei (Italia Viva), infatti, non è ancora giunta una risposta pubblica.
Il riferimento dell’ex numero uno della Croce Rossa italiana sarebbe alle modalità di accesso al suicidio assistito stabilite da tutte le Asl territoriali, in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale del 2019. Una sentenza che però, ricorda l’avvocato Gianni Baldini, coordinatore del comitato proponente la legge Liberi Subito in Toscana, lascerebbe invece un vuoto normativo su cui sarebbe dovuto intervenire il Parlamento.
A sei anni di distanza lo stesso non si è ancora espresso, motivo per cui l’Associazione Luca Coscioni ha promosso un’iniziativa per portare una legge in merito in tutte le regioni d’Italia che, l’11 febbraio scorso, è stata approvata in Toscana.
Baldini: «Una legge necessaria, altro che simbolica»
Il commento del legale sulla questione riporta a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale sette anni fa: «La Corte Costituzionale ha stabilito già nel 2018 i criteri per la depenalizzazione del suicidio assistito, sollecitando il Parlamento a legiferare. Dopo sette anni di immobilismo, le regioni hanno iniziato a colmare le lacune procedurali, stabilendo termini certi per le risposte delle Asl, regolando la composizione delle commissioni mediche e garantendo l’accesso ai farmaci necessari».
Baldini respinge quindi l’idea che il provvedimento sia solo simbolico: «Senza una legge regionale, un malato terminale che desidera porre fine alle proprie sofferenze deve intraprendere un iter burocratico complesso, con tempi incerti e la necessità di ricorrere a vie legali. In una fase della vita così delicata, ciò è semplicemente inaccettabile».
Partendo da questi presupposti è quindi arrivata dalla Toscana la recente legge votata in larga maggioranza, la prima normativa regionale sulla morte volontaria medicalmente assistita.
L’esempio della Toscana
Secondo l’avvocato Baldini, il provvedimento rappresenta un passo concreto per garantire diritti e tempi certi ai pazienti che ne fanno richiesta. A detta del legale, quindi, si sta solamente chiedendo alle regioni «di dare delle indicazioni ‘tecniche’ per consentire l'esecuzione di un diritto che la Corte Costituzionale ha riconosciuto, dando al Parlamento un termine per legiferare in merito, cosa che il Parlamento stesso dopo sette anni non ha fatto».
La legge toscana, in particolare, prevede:
Tempi definiti: le Asl devono rispondere entro 30 giorni, con ulteriori 7 giorni per l'attuazione, a fronte di tempi attuali che possono superare i cinque mesi;
Commissione di valutazione: la composizione è integrata con la figura dell’infermiere, per un approccio più completo e multidisciplinare;
Copertura finanziaria: il farmaco necessario viene garantito come Livello Essenziale di Assistenza (LEA) regionale, evitando ulteriori ostacoli economici per i pazienti.
Il dibattito nelle altre regioni e la storia dell’iniziativa
Mentre la Toscana ha già legiferato, altre regioni si muovono con modalità differenti. Lombardia e Veneto hanno avviato dibattiti interni, mentre Puglia ed Emilia Romagna hanno adottato delibere tecniche per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale n.135 del 2024, che ribadisce i quattro requisiti fondamentali per accedere al suicidio assistito.
Nonostante l’assenza di una normativa nazionale, alcune regioni hanno dunque deciso di intervenire autonomamente per dare una risposta concreta ai cittadini. Altre, come il Lazio, restano in una posizione attendista.
L’iter parte tutto da un’iniziativa partita dall’Associazione Luca Coscioni, da sempre in prima linea nella battaglia per il diritto al fine vita, che ha presentato in tutte le regioni d’Italia una proposta di legge denominata Liberi Subito.
Per continuare a mantenere alta l’attenzione in merito, quindi, la stessa ha annunciato una serie di mobilitazioni dal primo al 13 aprile per sollecitare sia le regioni che il Parlamento stesso.
Nel frattempo, rimane ancora poco chiaro a quale procedura un paziente del Lazio può accedere per richiedere un diritto sancito dalla sentenza della Corte Costituzionale.