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Anita Armenise

Sterminate 50mila api sul tetto del Masaf, l'esperto: «Apicoltura urbana espone gli alveari»

L'apicoltura italiana, per prevenire le aggressioni dei calabroni europei, che sono soliti devastare gli alveari dall'interno, ha munito le arnie di griglie antintrusione, che ne impediscono la distruzione ma questo discorso non vale per la vespa orientalis

api
Le tre arnie tricolori poste sul tetto del ministero

«Ad inizio settembre la vespa orientalis è al piccolo del suo ciclo vitale e mettere delle arnie su un terrazzo a Roma può voler dire mandare le api a morte certa». Ad affermarlo è Andrea Lunerti, etologo naturalista zoofilo, esperto dei rapporti tra uomo e animale. Un alveare composto da tre arnie ers stato posizionato sul tetto del civico 20 di via XX Settembre a Roma lo scorso maggio, dove ha sede il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf). Ma adesso dell'alveare di Lollobrigida non ne non rimane nulla. Tra fine agosto e inizio settembre un’invasione di vespe e calabroni ha sterminato tutte e 50mila le api che lo abitavano.


Vespa orientalis, il pericolo per le api

L'apicoltura italiana, per prevenire le aggressioni dei calabroni europei, che sono soliti devastare gli alveari dall'interno, ha munito le arnie di griglie antintrusione, che ne impediscono la distruzione.


Questo discorso non vale per la vespa orientalis, che ha un modus operandi diverso. «La orientalis aspetta le api fuori dall'arnia e le mette in condizioni di non poter uscire. Le cattura, e così compromette tutto il lavoro e i bisogni delle api e la colonia muore di fame».


L'orientalis ha scelto la città per i suoi vantaggi

In città la vespa orientalis ha scelto le nostre abitazioni per nidificare, tra le intercapedini dei muri, nei cassoni delle serrande o delle grondaie. «Questo costa loro nessuna fatica, se si confronta con le buche che devono scavare negli ambienti deserticoli del nord Africa da dove provengono», chiarisce l'etologo. A favorire il suo insediamento in città, il fattore cibo è la causa più comune: benché la vespa orientalis sia per lo più saprofaga, la grande presenza di rifiuti urbani mal gestiti è un forte richiamo.


Inoltre, il veloce diffondersi dell’apicoltura urbana negli ultimi anni ha offerto un’occasione in più alle vespe per insediarsi in città, dove l’assenza di predatori naturali - come il falco pecchiaiolo - che invece sono presenti nelle campagne, non ne ostacola la riproduzione.


Vespa orientalis o non, l'appello dell'etologo è di non posizionare alveari in città. «Sono animali selvaggi, come tali hanno un istinto selvaggio. Per questo possono sfuggire di mano e riprodursi. Bisogna considerarlo», conclude l'etologo.

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