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Sono stati assolti gli attivisti di Ultima Generazione per il blitz alla Fontana di Trevi

  • Edoardo Iacolucci
  • 5 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

La Procura della Capitale aveva già chiesto l’assoluzione, ritenendo che non fossero stati arrecati danni al monumento

Sono stati assolti gli attivisti di Ultima Generazione per il blitz alla Fontana di Trevi
Ultima Generazione a Fontana di Trevi, nel 2023

Dopo l'assoluzione del 3 giugno per i fatti della Barcaccia, oggi il tribunale monocratico di Roma ha assolto oggi i nove attivisti di Ultima Generazione che nel maggio 2023 avevano versato carbone vegetale diluito in acqua nella Fontana di Trevi, durante una protesta contro i sussidi pubblici ai combustibili fossili. La sentenza è stata emessa dal giudice Alfonso Sabella, con la formula «il fatto non sussiste».

La Procura della Capitale aveva già chiesto l’assoluzione, ritenendo che non fossero stati arrecati danni al monumento. Gli imputati erano accusati di violazione dell’articolo 518 duodecies del codice penale, che punisce il «deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici». Oltre alla formula assolutoria, il giudice ha riconosciuto anche la «particolare tenuità del fatto» per il primo capo di imputazione.


La protesta del 2023 a Fontana di Trevi

L’azione risale al 21 maggio 2023, quando otto attivisti legati alla campagna «Non paghiamo il fossile», promossa da Ultima Generazione, avevano effettuato un blitz alla Fontana di Trevi per chiedere la fine dei finanziamenti pubblici ai combustibili fossili, indicati come principali responsabili della crisi climatica.


In quei giorni, l’Emilia-Romagna e le Marche erano state colpite da un’alluvione particolarmente violenta, con un bilancio di 14 vittime, 10.000 sfollati e 28.000 utenze elettriche interrotte.

«Sono Mattia, ho 19 anni e ho deciso di fare disobbedienza civile perché la tragedia orribile vissuta in questi giorni in Emilia Romagna è un’avvisaglia del futuro nero che attende l’umanità, fatto di siccità alternata ad alluvioni sempre più frequenti e violente», aveva dichiarato uno degli attivisti.

Secondo i promotori dell’iniziativa, la sostanza utilizzata – carbone vegetale sciolto in acqua – non ha causato danni alla fontana. «Anche oggi il carbone vegetale e i corpi dei cittadini terrorizzati non hanno danneggiato alcun monumento», avevano affermato nel comunicato diffuso dopo il blitz.


Le motivazioni del gesto di Ultima Generazione

La protesta intendeva denunciare la politica energetica nazionale, accusata di continuare a favorire l’industria fossile a discapito della sicurezza ambientale. «Il nostro Governo, invece, continua imperterrito a regalare all’industria del fossile finanziamenti pubblici per decine di miliardi di euro ogni anno. Noi abbiamo deciso di ribellarci a chi ci sta condannando a morte. E invitiamo genitori, nonni, fratelli e figli preoccupati a unirsi a noi», si legge nel comunicato di Ultima Generazione.

Secondo dati citati dal movimento e da studi come quelli della Banca d’Italia, in Italia una casa su quattro è a rischio alluvione, con un danno economico stimato di 3 miliardi di euro l’anno. Nel 2021, i sussidi ai combustibili fossili avrebbero superato i 41 miliardi di euro.


Le reazioni e i prossimi passi

Dopo l’assoluzione, il movimento ha confermato l’intenzione di continuare con le azioni di disobbedienza civile nonviolenta. «Per noi verranno chieste ancora ‘pene esemplari’ dal Governo, molto più elevate di quelle comminate, nei decenni, a coloro che si sono immersi nella Fontana di Trevi. Ormai dovrebbe essere chiaro però che i veri ecovandali, i veri barbari non siamo noi, ma chi continua ad accelerare la devastazione ambientale in corso per mero profitto economico», aveva dichiarato Charlie, 18 anni, nel giorno del blitz.

Ultima Generazione, sostenuta dal Climate Emergency Fund, fa parte del network internazionale A22 e organizza regolarmente eventi pubblici, presìdi e azioni simboliche. Il movimento ribadisce la richiesta di base della campagna: «Stop ai sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili».

La sentenza di oggi chiude il capitolo giudiziario della protesta alla Fontana di Trevi, mentre resta aperto il dibattito pubblico sul rapporto tra dissenso ambientale e tutela del patrimonio culturale.

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