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  • Redazione La Capitale

Sgomberi, gli inquilini del Caat Romanina 2 in protesta

Un gruppo di ospiti del Centro si è recato alla Sala Consiliare del municipio VII, per portare le istanze degli inquilini in sfratto, all’attenzione dell’Assessore Zevi, presente in occasione della discussione di una Mozione Municipale sull’emergenza abitativa

sgomberi
Centro Centro di Assistenza Alloggiativa Temporaneo di via Bernardino Alimena, alla Romanina

Nella mattinata di oggi (martedì 9 luglio) era previsto uno sgombero di tre nuclei di occupanti del Centro di assistenza alloggiativa temporanea (Caat) “Romanina 2", situato in via Bernardino Alimena alla Romanina, e alcuni degli ospiti si sono radunati davanti alla struttura per protesta. Non vedendo nessuno arrivare, un sindacalista presente al presidio e un gruppo di ospiti si sono recati alla sala consiliare del municipio VII, per portare le loro istanze e vertenze all’attenzione dell’assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative del Campidoglio Andrea Tobia Zevi, presente in occasione della discussione di una mozione municipale sull’emergenza abitativa.


L'irruzione nella sala consiliare

Una volta arrivati nell'aula municipale è giunta la notizia dell’arrivo al Caat delle forze di polizia locale e della funzionaria competente del dipartimento Politiche Abitative, intente a cercare di convincere gli occupanti ad accettare lo sgombero.


 A quel punto, mentre alcuni si apprestavano a tornare indietro, altri sono rimasti, interrompendo la seduta e contestando in maniera fortissima l’operato dell’Assessorato e degli uffici. In particolare, quando il sindacato si è preso la parola, ha espresso estremo sdegno per i fatti, affermando l’impossibilità di continuare a sopportare quanto sta accadendo, sottolineando come sia un atto di assoluta ipocrisia pensare di parlare di emergenza abitativa davanti ai cittadini mentre viene portato avanti uno sgombero.


«Chiediamo che la questione sia portata al tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, poiché riteniamo un problema di ordine pubblico pensare di mettere per strada soggetti fragili, di spostare famiglie di tre persone in 25 metri quadri, di pensare che le persone che la ci hanno vissuto quasi vent’anni debbano continuare ad essere condannati a questo “fine pena mai” sentenziato dalle incapacità delle amministrazioni. Secondo noi, la soluzione, è che il supplizio finisca: che a queste persone sia data finalmente un casa», ha affermato in una nota Silvia Paoluzzi, segretaria nazionale dell'Unione inquilini.

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