Scoperta una «tempesta cosmica» vicino a un buco nero: Tor Vergata in prima linea nella ricerca
- Redazione La Capitale
- 15 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Grazie a un contributo decisivo dell’ateneo romano e dell’Inaf, identificati per la prima volta cinque flussi di plasma a velocità relativistiche dal quasar PDS 456. Lo studio è pubblicato su Nature

I ricercatori di Tor Vergata sono al centro della scena scientifica internazionale con una scoperta che riscrive le nostre conoscenze sull’universo estremo. Un team guidato da ricercatori dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) ha giocato un ruolo cruciale in uno studio che ha portato alla rivelazione di una colossale “tempesta cosmica” generata da un buco nero supermassiccio. Il risultato, pubblicato oggi sulla rivista Nature, segna una svolta nella comprensione dei meccanismi che regolano i quasar e l’evoluzione delle galassie.
Il contributo di Xrism e dello spettrometro Resolve
L’osservazione è stata resa possibile dal satellite Xrism, frutto di una missione spaziale congiunta tra l’Agenzia Spaziale Giapponese (Jaxa), la Nasa e l’Esa. Il cuore tecnologico della scoperta è Resolve, un avanzatissimo spettrometro ai raggi X che ha permesso di identificare, per la prima volta, cinque componenti distinte di un vento relativistico proveniente dal quasar PDS 456, uno degli oggetti più brillanti dell’universo locale. Si tratta di getti di plasma scagliati nello spazio a velocità comprese tra il 20% e il 30% di quella della luce, ossia milioni di volte più veloci di qualsiasi tempesta terrestre.
‹‹Il nostro gruppo ha avuto un ruolo chiave nell’interpretazione di questi dati senza precedenti, grazie a tecniche spettroscopiche avanzate e modelli teorici sviluppati a Roma Tor Vergata››, afferma Francesco Tombesi, professore associato di Astrofisica presso il dipartimento di Fisica dell’ateneo e associato INAF. Tombesi è uno dei due scienziati italiani selezionati come Guest Scientist da ESA per la missione XRISM.
‹‹Questa scoperta ci costringe a ripensare molti dei modelli con cui descriviamo l’interazione tra buchi neri e galassie. Una combinazione così estrema di energia e frammentazione non era mai stata osservata prima››.
Il contributo romano non si ferma qui. Due giovani ricercatori formati a Tor Vergata hanno partecipato direttamente allo studio: Pierpaolo Condò, attualmente dottorando del PhD in Astronomy, Astrophysics and Space Science, e Alfredo Luminari, ex dottorando e oggi post-doc presso INAF. ‹‹Il successo di questa ricerca dimostra quanto sia fondamentale investire nei giovani talenti e nella ricerca d’eccellenza sul nostro territorio››, sottolinea Tombesi.
Anche Valentina Braito, ricercatrice Inaf a Milano, evidenzia l'importanza dell’impresa scientifica: ‹‹PDS 456 è un laboratorio naturale unico nel suo genere. Grazie ai dati di XRISM, abbiamo potuto misurare con precisione mai vista la geometria e la distribuzione in velocità dei venti generati dal buco nero centrale››.
La collaborazione con Inaf e Asi
Un altro importante tassello del successo è stato fornito dal satellite Neil Gehrels Swift della Nasa, al quale collaborano Inaf e l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Il programma osservativo Swift coordinato da Braito è stato fondamentale per costruire i modelli teorici specifici con cui sono stati analizzati i dati di Xrism.
Questa scoperta non solo apre nuove frontiere nello studio dei buchi neri supermassicci, ma sottolinea ancora una volta il ruolo di primo piano che Roma — e in particolare l’Università di Tor Vergata — gioca nella scena della ricerca astrofisica internazionale. Un’eccellenza scientifica che guarda alle stelle, ma che nasce nei laboratori e nelle aule della Capitale.