top of page
Progetto senza titolo-33.png

Scontro in regione sul suicidio assistito, l'opposizione chiede la discussione ma la maggioranza esce dall'Aula

  • Immagine del redattore: Titty Santoriello Indiano
    Titty Santoriello Indiano
  • 12 feb
  • Tempo di lettura: 2 min

La proposta di legge sul «fine vita» è stata presentata dai consiglieri Marotta e Tidei a novembre 2023 ma da allora non è mai stata calendarizzata

Scontro in regione sul suicidio assistito, l'opposizione chiede la discussione ma la maggioranza esce dall'Aula
Protesta dell'opposizione in consiglio regionale

«Liberi fino alla fine», «Non fate gli struzzi», «Non insabbiate la legge sul fine vita» sono alcune frasi scritte su dei fogli bianchi che alcuni esponenti di opposizione in consiglio regionale hanno esposto in Aula per sollecitare la discussione sulla legge in merito al «fine vita». 


Proposta di legge ferma da novembre del 2023

«Durante il mio intervento, nel quale ho chiesto la calendarizzazione su questa proposta di legge ferma da 450 giorni, la destra ha abbandonato l’aula, una maggioranza che abbandona l’aula non si era mai vista», ha fatto sapere il consigliere di Alleanza Verdi Sinistra Claudio Marotta. «Ho chiesto che si apra il confronto in commissione sanità su un tema delicato quanto urgente, che riguarda la dignità e la libertà delle persone», ha aggiunto il consigliere, e «per tutta risposta, la maggioranza ha lasciato vuota l’aula, voltando le spalle ai cittadini ed evitando ogni tipo di discussione».

La legge  regionale «liberi subito» è stata elaborata e promossa dall’Associazione Luca Coscioni ed è stata depositata al consiglio regionale del Lazio proprio dal consigliere Marotta insieme a Marietta Tidei di Italia Viva il 16 novembre 2023 ma da allora non è mai stata inserita all’ordine del giorno per avviare la discussione e approdare alla votazione. Al contrario di quello che è accaduto in Toscana qualche giorno fa dove è stata approvata con 27 voti favorevoli dal Consiglio.


I requisiti per accedere al suicidio medicalmente assistito

Il testo, in buona sostanza, regolamenta la procedura con la quale la cittadinanza può richiedere alla asl il suicidio medicalmente assistito e istituisce una commissione di verifica per valutare i requisiti di accesso. Secondo la proposta di legge, possono accedervi le persone «affette da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che le stesse reputano intollerabili» o quelle «tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale». Donne e uomini «pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli» e che «esprimono un proposito di suicidio formatosi in modo libero e autonomo, chiaro e univoco».


«Il medico che agevola il suicidio non è punibile»

In assenza di una normativa nazionale, le regioni possono intervenire in materia dopo una sentenza del 2019, poi confermata con un'altra nel 2024, della Corte Costituzionale. Circostanze che hanno portato anche il consiglio nazionale della Federazione degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) ad aggiornare il codice deontologico. Quest'ultimo ora prevede che «non sarà punibile dal punto di vista disciplinare, dopo attenta valutazione del singolo caso, il medico che liberamente sceglie di agevolare il suicidio, ove ricorrano le condizioni poste dalla Corte costituzionale». Il Consiglio sottolinea che «si tratta dei casi nei quali l'aiuto riguarda una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale (quali, ad esempio, l'idratazione e l'alimentazione artificiale) e affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma che resta pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli». Per queste circostanze «l'agevolazione del suicidio - precisa il Fnomceo - non è dunque punibile da un punto di vista penale».



bottom of page