Safe Abortion Day, il 28 settembre: il sit-in di «Non una di meno» al ministero della Salute
Per il Safe Abortion Day, il 28 settembre, l'associazione «Non Una Di Meno», il «Coordinamento delle Assemblee delle Donne dei Consultori», «Obiezione Respinta», «Rete Nazionale dei Consultori» e «Consultorie», manifesteranno al ministero della Salute
Il 28 settembre è la giornata internazionale dell'aborto sicuro. «Non una di meno» l'associazione che da anni si batte per i diritti delle donne, insieme ad altre associazioni, scenderà in piazza «per riaffermare il diritto di decidere sui nostri corpi e sulla nostra sessualità».
L'appuntamento è alle 17.30 di fronte al ministero della Salute in piazza Castellani. «La legge 194 - dicono dall'associazione -, oggi non garantisce il pieno diritto di scelta e di interruzione volontaria di gravidanza a causa dell’altissimo numero di obiettori di coscienza tra il personale sanitario».
Sono 11 infatti le regioni in cui c'è almeno un ospedale «con il 100 per cento di obiettori. Abortire è quasi impossibile per le persone trans, non binarie e intersex. Le persone senza documenti spesso non si rivolgono alle strutture pubbliche mettendo a rischio la propria salute per paura di essere denunciate».
In questo modo l'aborto si trasforma da diritto a privilegio «ed è quasi impossibile - sottolineano le attiviste -, riuscire ad abortire senza subire giudizi e discriminazioni di natura paternalista, razzista, abilista, transfobica, grassofobica e ageista».
Il governo Meloni «ha sostenuto apertamente di non voler toccare questa legge, allo stesso tempo ha però sfruttato le sue debolezze assegnando fondi economici e dando legittimità politica ai movimenti anti-scelta e antiabortisti, aumentando gli ostacoli per accedere all'Ivg (interruzione volontaria di gravidanza, ndr.)».
Nel dibattito pubblico ha preso sempre più spazio «la retorica a favore della difesa della vita dell'embrione e la retorica della "maternità cool"».
L'associazione critica le politiche per la natalità e il governo «per cui si difende solo un certo tipo di famiglia: tradizionale, eterosessuale e bianca». L'associazione vorrebbe invece «una difesa della genitorialità tutta, libera, consapevole, desiderata, supportata e mai imposta».
La sanità pubblica è al collasso, denuciano da Non una di meno , «la sua aziendalizzazione ha agevolato i privati, mettendo al centro i profitti e non la cura e il benessere delle persone. In questo quadro rientra la distruzione dei consultori come presidi socio-sanitari territoriali completamente gratuiti»
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