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Roma ricorda il 9 maggio '78: «L'alba dei funerali di uno Stato»

  • Immagine del redattore: Anita Armenise
    Anita Armenise
  • 9 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

Erano le 9 del mattino del 16 marzo 1978: quel giorno il parlamento avrebbe votato la fiducia al quarto governo di Giulio Andreotti, che per la prima volta avrebbe avuto l'appoggio del Partito comunista italiano. Mentre Aldo Moro si recava alla camera per il voto venne rapito

aldo moro mattarella

«Era una notte buia dello Stato italiano, quella del 9 maggio '78. La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l'alba dei funerali di uno Stato». È stata descritta così nella canzone I cento Passi una storia che parla ancora dopo decenni, che racconta, emoziona superando le diversità tra generazioni. Una vicenda che, come molte altre, l’Italia tende a dimenticare, lasciandola scivolare nell’oblio, sperando che il tempo la cancelli. Ma queste sono storie resistenti, che riaffiorano con forza. Per ricordarla, anche oggi, come ogni anno, sarà deposta una corona sotto la lapide dell’onorevole Aldo Moro, nel 47° anniversario della sua tragica uccisione, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella.


Aldo Moro, uccidere lo statista per mantenere viva una frattura ideologica esistente

Erano le 9 del mattino del 16 marzo 1978: quel giorno il parlamento avrebbe votato la fiducia al quarto governo di Giulio Andreotti, che per la prima volta avrebbe avuto l'appoggio del Partito comunista italiano. Mentre Moro si recava alla camera per il voto venne rapito.


Il 9 maggio del 1978 mentre l’Italia scopriva il corpo di Moro fatto trovare in una Renault in via Caetani, la mafia faceva saltare in aria un giovane che aveva fatto della libertà di informazione la sua bandiera. Peppino Impastato non aveva ancora 30 anni quando la notta tra l’8 e il 9 maggio viene ucciso con il tritolo.


Il luogo dove il cadavere del segretario della Dc fu lasciato era strategico: si trovava a 150 metri dalla sede del Partito comunista e a duecento da quella della Democrazia cristiana. Ancora oggi molti dubbi ed enigmi avvolgono l'omicidio più eccellente dell'Italia moderna. Sono state istituite varie commissioni d’inchiesta per fare luce sulla questione, l’ultima della scorsa legislatura presieduta dall’on. Fioroni ma nei fatti guidata dall’on. Gero Grassi è stata in grado, nonostante non possa imporre ai testimoni di presentarsi, di arrivare ad elementi che sono tali da far dubitare le verità processuali.


La commissione scrive che in via Fani c’erano anche le Br come agenti dei servizi segreti italiani e «il boss Nirta esponente della Ndrangheta, grazie a delle fotografie scattate dai reporter del Messaggero». In ogni caso il sequestro dello statista democristiano aveva uno scopo ben preciso: mantenere viva la frattura ideologica esistente nel paese, minando alla base il percorso di incontro tra comunisti e cattolici avviato da Moro e Berlinguer.


La perpetuazione dello scontro frontale comunismo-anticomunismo, fortemente perseguita dal fronte dell’avversione armata, era però una “carta” spendibile anche da quei settori della Dc che si erano mostrati decisamente contrari alla strategia del compromesso storico: di fronte all’assassinio di Moro, il 9 maggio 1978, dunque, con le correnti della sinistra democristiana private del loro leader, gli equilibri del partito si spostavano chiaramente a favore di un ritorno alla «conventio ad excludendum», ovvero al concetto per cui i comunisti, di fatto, rimanevano esclusi dall'area di legittimità di governo.


La lunga crisi di governo seguita alla rottura della solidarietà nazionale si sarebbe risolta solo all’indomani delle elezioni politiche del 1979. Il risultato dell’urna portava tutte le forze politiche ad attestarsi sostanzialmente sulle percentuali ottenute nel 1976. Ma il Pci doveva fare i conti con un pesante arretramento che, palesando l’insoddisfazione dell’elettorato comunista per la strategia del compromesso storico, portava la dirigenza del partito a perdere la fiducia nella politica di avvicinamento alla Dc. Si apriva la strada agli anni ’80 che vengono ricordati come l’inizio dell’assenteismo, dell’astensione elettorale più marcata, dell'ascesa di Craxi, del Pentapartito. Poi agli scandali di Tangentopoli, la mancanza di un polo di centro, quindi all'ascesa di Silvio Berlusconi.


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