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Rivolta nel carcere di Cassino: 45 detenuti trasferiti, ma il problema è regionale

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Una notte di tensione a San Domenico dove è esplosa una violenta rivolta dopo un alterco per futili motivi, innescando una situazione fuori controllo

ingresso del carcere di cassino

Nella serata del 13 aprile, una violenta rivolta è esplosa nel carcere San Domenico di Cassino, in provincia di Frosinone. L’episodio ha avuto origine, secondo le prime ricostruzioni, da un alterco tra detenuti per futili motivi, che in pochi minuti ha innescato una situazione fuori controllo nel primo piano della Seconda Sezione. A darne notizia sono i sindacati della polizia penitenziaria, che parlano di devastazioni estese all'intera area.


Il segretario regionale del Sinappe Lazio, Ciro Di Domenico, ha confermato che l'episodio ha coinvolto circa 45 detenuti: «Secondo quanto emerso, l'evento critico sarebbe partito da una cella dove, per futili motivi, alcuni detenuti avrebbero innescato una situazione di tensione che, nel giro di pochi minuti, ha coinvolto circa 45 ristretti».


L’intervento delle forze speciali

La risposta dell’Amministrazione penitenziaria è stata immediata. Sono intervenute unità del Gruppo di Intervento Operativo (G.I.O.) da Roma e Napoli, con il supporto del Gruppo Intervento Rapido della Campania e del Nucleo cittadino di Roma. L’intervento si è concluso senza feriti, grazie a un’azione definita «rapida e coordinata».


«L'operazione si è svolta senza alcun ferito, né tra il personale né tra i detenuti, e si è conclusa sotto la diretta supervisione del Direttore dell'Istituto, del Comandante e del Vicecomandante» ha dichiarato ancora Di Domenico.


Trasferimenti per motivi di sicurezza

Come misura precauzionale, i 45 detenuti ritenuti coinvolti nella rivolta sono stati trasferiti in altri istituti del Lazio nella mattinata del 14 aprile, sotto la supervisione del Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria, Giacinto Siciliano. L’operazione, secondo il Sinappe (Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria), è stata gestita con «massima celerità e professionalità».


Di Domenico ha aggiunto: «Un'operazione condotta con massima celerità e professionalità che dimostra l'efficienza e la reattività del sistema quando messo nelle condizioni di agire con tempestività».


Un problema che va oltre Cassino

Secondo Massimo Costantino, segretario generale della Fns (Federazione Nazionale Sicurezza) Cisl Lazio, la rivolta di Cassino non è un caso isolato ma «l'effetto diretto di carenze strutturali e croniche» che affliggono le carceri della regione. A Cassino, la carenza di agenti è preoccupante: 37 unità in meno rispetto all’organico previsto, mentre il sovraffollamento è di 17 detenuti oltre la capienza.


Ma altrove la situazione è anche più grave. A Frosinone ci sono 55 detenuti in più, a Latina addirittura 59, con una presenza quasi doppia rispetto alla capienza regolamentare. Nel complesso, i dati aggiornati al 31 marzo 2025 parlano di 1.450 detenuti in eccesso rispetto ai 5.282 posti previsti nella regione Lazio. Le carenze di personale sono analogamente pesanti: 859 agenti mancanti rispetto alla dotazione teorica.


«Deve essere chiaro che negli istituti ci sono molti posti di servizio ma non vi è il numero necessario del personale per occuparli» ha affermato Costantino. «Questa situazione - continua il sindacalista della Cisl - produce accorpamenti di posti e sovraccarico per l’esiguo personale in servizio, che deve farsi carico anche di piantonamenti con orari in violazione dell’accordo quadro nazionale».


Un «focolaio» di una crisi sistemica

Sulla vicenda è intervenuta anche Eleonora Mattia, vicepresidente Pd della I Commissione Affari Costituzionali del Lazio, che ha definito Cassino «un focolaio di un incendio più vasto» e ha lanciato un allarme sulla gestione carceraria in tutta la regione. «Trasferire i detenuti in altri istituti - afferma la consigliera regionale - significa solo spostare il problema col rischio di aggravare ancora di più le criticità già presenti».


L’appello è rivolto al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, affinché intervenga con urgenza, anche alla luce del tavolo interistituzionale contro i suicidi in carcere già attivo nella regione.

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