Rifiuti, Alfonsi: «Senza termovalorizzatore serve una discarica da 300mila tonnellate l'anno»
Tra favorevoli e detrattori all'impianto, La Capitale ha cercato di capire le ragioni del Campidoglio, a partire dai dati presi in considerazione dagli esperti per realizzare il Piano rifiuti
«Oggi l'alternativa al termovalorizzatore è solo una discarica». A dirlo è Sabrina Alfonsi, assessora all'Agricoltura, all'Ambiente e al Ciclo dei Rifiuti del Campidoglio, spiegando i motivi per cui l'amministrazione capitolina ha scelto di realizzare un termovalorizzatore a Santa Palomba per chiudere il cerchio dei rifiuti di Roma e rendere la città autonoma in termini di smaltimento. Tra favorevoli e detrattori all'impianto, La Capitale ha cercato di capire le ragioni del Campidoglio, a partire dai dati presi in considerazione dagli esperti per realizzare il Piano rifiuti.
Perché secondo l'amministrazione a Roma serve un termovalorizzatore?
«A Roma serviva un Piano rifiuti perché dalla chiusura della discarica di Malagrotta (nel 2013, ndr) non si è mai pensato a una soluzione definitiva e si è sempre gestita un'emergenza. Quindi il Piano rifiuti non solo è servito a conteggiare il numero dei rifiuti che vengono prodotti ogni anno, ma anche a stabilire un programma che punti alla riduzione dei rifiuti, all'aumento della raccolta differenziata e a una chiusura del ciclo dei rifiuti all'interno del nostro territorio. Per fare questo servono gli impianti. E in particolare serve il termovalorizzatore, che chiude l'intero sistema. Ma prima servono anche gli impianti di economia circolare che stiamo facendo: i due biodigestori per l'umido e i due selettori per carta, plastica e terre di spazzamento».
Quante tonnellate all’anno di rifiuti romani vengono trasportate in altre Regioni e in altri paesi per essere smaltiti?
«Dopo la chiusura dei Tmb (l'ultimo a Rocca Cencia, ad aprile dell'anno scorso, ndr) trattiamo il 15 per cento dei rifiuti che noi produciamo, per il resto vanno in giro per la regione Lazio, per altre regioni del centro nord e in alcuni paesi dell'Europa. I nostri rifiuti purtroppo viaggiano molto e la necessità di chiudere il ciclo dei rifiuti in città è anche perché noi inquiniamo anche trasportando i rifiuti. E soprattutto c'è un principio: dove si producono i rifiuti, lì vanno trattati e smaltiti».
Perché sono stati chiusi i Tmb, cioè gli impianti di Trattamento meccanico biologico?
«I Tmb sono stati chiusi perché in realtà non fanno altro che cambiare il rifiuto, nel senso che agli scarti viene tolta la frazione organica e quindi diventano rifiuti più secchi e ridotti nelle dimensioni. Il 50 per cento dei rifiuti che passano dentro i Tmb vanno comunque a discarica. Quindi abbiamo scelto di chiudere gli impianti intermedi, che comunque inquinano, producono emissioni e non danno un risvolto positivo al processo finale, in funzione del Piano che abbiamo scelto e realizzato».
Perché le discariche vengono considerate anacronistiche?
«Non siamo noi a dire che la discarica è il metodo più anacronistico e quello che va usato di meno, è l'Europa prima di tutto. Nella filiera degli impianti dei rifiuti la discarica occupa l'ultimo posto, il termovalorizzatore è il penultimo. Le discariche si trovano all'ultimo posto perché producono emissioni, ma soprattutto hanno un problema post mortem di bonifica, con costi elevatissimi. Prendiamo l'esempio di Malagrotta: il costo della discarica dopo la chiusura, che stiamo in questo momento spendendo, supera i 200 milioni. Soldi che servono esclusivamente per la messa in sicurezza: per evitare che ci siano i liquami liquidi che escono dalla struttura serve sigillarla in qualche maniera, quindi viene fatto il famoso capping, ma i rifiuti rimarranno sempre lì e quella sarà sempre una ferita all'interno del nostro ambiente. Non ci possiamo più permettere di prendere delle porzioni di territorio e farle diventare discariche, e quindi che cosa dice l'Europa? Dice riduzione del rifiuto, dice recupero della materia prima e seconda, quindi la plastica, dice trattamenti con recupero di energia. E noi per quest'ultimo punto non prevediamo solo il termovalorizzatore, ma come detto faremo due biodigestori da 100mila tonnellate l'uno che saranno gestiti direttamente da Ama e che produrranno biogas e biometano per gli stessi mezzi dell'azienda».
Quanto è determinante la percentuale di raccolta differenziata nella discussione sulla realizzazione del termovalorizzatore?
«Siamo in un'era in cui bisogna assolutamente pensare all'economia circolare e alla raccolta differenziata non come fine ma come mezzo per recuperare materia e ridurre rifiuti. Dopodiché il nostro Piano dei rifiuti, pur prevedendo un aumento al 70 per cento della raccolta differenziata e quindi a un 55 per cento di riciclo, ha comunque necessità di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate perché i numeri di Roma sono troppo alti: produciamo un milione e 700mila tonnellate di rifiuti all'anno e non ci possiamo permettere di non avere un termovalorizzatore di questa portata. Chi dice che non serve il termovalorizzatore di fatto sostiene la discarica perché senza l'impianto avremmo bisogno di una discarica da 300mila tonnellate. E fare una discarica da 300mila tonnellate l'anno vuol dire che ogni 5 anni dobbiamo trovare un terreno dove fare una discarica da un milione e 500mila tonnellate».
Esistono alternative valide al termovalorizzatore?
«Quali? Non esistono. Ci sono diverse progettualità alternative, in alcuni casi alcune sono state anche messe in campo per piccolissime quantità di rifiuti, ma non hanno mai superato la prova dell'effettivo utilizzo su grandi quantità. Sono andata a vedere termovalorizzatori in Italia e in Europa, sono andata a vedere i biodigestori, sono andata a vedere gli impianti di selezione della plastica, ma non esiste un luogo dove andare a vedere un impianto che è sostitutivo al termovalorizzatore. Il termovalorizzatore di Roma come tutti gli altri ha una sua durata, non rischia di andare in over capacity, quindi se nel frattempo nasceranno altre soluzioni migliorative tutti sono pronti a cambiare. Oggi l'alternativa al termovalorizzatore è solo una discarica».
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