Riapre il «Bar della Pace», amato da Fellini, Monicelli, Schifano e Loren
È riaperto il nuovo «Bar della Pace», lo storico caffè amato da romani turisti, intellettuali e artisti. Assessore Zevi: «Per me è più di una semplice notizia»
Riapre le porte lo storico «Bar della Pace». Non ha più la denominazione di Antico Caffé, e non c'è più (o ancora) la romantica edera che ornava la porta in vetri e legno e la facciata del palazzo arancio intensa, adesso di un pavido grigio. Ma il bancone, così come le travi del soffitto di legno, è ancora lo stesso. In un angolo si vede la storica cassa in metallo (non funzionante, ma lì per bellezza). E sembra tutto tornato alla normalità.
La storia del «Bar della Pace»
Probabilmente era lì già nel '700, perché in alcune opere del pittore veneziano Giovanni Battista Piranesi, il bar è lì.
E dalla data di apertura ufficiale nel 1891, prima latteria rionale (del rione Parione) e poi diventato «Caffé», la soglia di quell'alto ingresso in legno è stata varcata dai più importanti artisti ed intellettuali italiani: scrittrici e poeti come Ungaretti e Fernanda Pivano, registi - Fellini, Monicelli, Francis Ford Coppola, Spike Lee-, attori, attrici e pop star - Al Pacino, Mickey Rourke, Mel Gibson, Mickey Rourke, Sylvester Stallone, Paolo Villaggio, Robert De Niro, Monica Bellucci, Madonna, Sophia Loren-, pittori e artisti - Enzo Cucchi, Mario Schifano, Gino De Dominicis - politici (sempre con vena artistica) - Bill Clinton e John John Kennedy - e musicisti - Lionel Richie e Bon Jovi.
Lo sfratto e la chiusura
Era chiuso ormai da otto lunghi anni. Era il 2014 quando è la notifica di sfratto di un ufficiale giudiziario ha costretto i proprietari ad andare via. Lo sfratto arriva dall'Istituto Teutonico Pontificio Santa Maria dell’Anima, proprietario del palazzo, che qui ora sta costruendo un hotel.
Seguono appelli, sit-in, petizioni. Si arriva addirittura alle catene davanti il bar, a cui proprietari e lavoratori si incatenano in segno di protesta. Segue una battaglia giudiziaria tra i proprietari delle mura e i gestori. Il locale inizialmente è stato gestito dalla famiglia Alegiani, poi dal 1961 e per oltre 50 anni dai Serafini.
La trasformazione in luogo di culto è avvenuta però sotto la gestione degli anni Ottanta di Bartolo Cuomo, che è stato fino al decennio successivo l'anima del locale e di quelle serate dell'(agro)dolce vita notturna romana di fine anni Ottanta e inizio Novanta.
Ma la storia non ferma la burocrazia: lo sfratto esecutivo fa il suo corso e il locale chiude.
In questi 8 anni era diventato il triste simbolo di una Roma che non si riconosceva più: teloni, ponteggi, area di mini-discarica e parcheggi abusivi tra piazza Navona e proprio di fronte al Chiostro del Bramante. Fino a questo settembre che ha riaperto.
La riapertura del Bar. Assessore Zevi: «Per me è più di una semplice notizia»
«Ricordate il Bar della Pace? Quel piccolo angolo di paradiso dove la storia di Roma si mescolava al profumo del caffè nei vicoli - ha scritto entusiasta l'assessore comunale al Patrimonio Tobia Zevi, con un lungo post pubblicato su Instagram -. Oggi, quel luogo identitario ha aperto di nuovo le sue porte dopo anni, troppi. Dopo aver visto passare generazioni di romani, turisti, attori, poeti… Ci è mancato. E la sua riapertura per me è più di una semplice notizia. Mi tornano in mente i ricordi di quando, da studente, mi fermavo lì per un cappuccino prima di correre a scuola, quel brusio delle conversazioni mattutine, quell’atmosfera sospesa che solo una vera bottega storica può regalare. Il Bar della Pace che riapre è una promessa. La promessa di nuove memorie da creare circondati dall’eco di una Roma che cambia, ma che resta sempre magica. Come un abbraccio al passato e, al tempo stesso, un brindisi al futuro».
Cosa si mangia: il nuovo menù del «Bar della Pace»
Caffè, centrifughe e spremute. E per colazione ci sono quattro versioni: al piatto, all’inglese, “Wellness” con yogurt, macedonia e fette biscottate, pancake e infine, l'american breakfast.
cornetti, panini, bagel, club sandwich, omelette, avocado toast e dolci fatti in casa.
Per pranzo e cena c'è il menu dell’osteria. Piatti di cucina italiana, romana, e ancora zuppe, insalate, pinse e focacce condite. Poi drink e aperitivi per il resto della giornata.
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