top of page
Progetto senza titolo-31.png

Regina Coeli, Cucchi: «Un malessere che va ascoltato». Ma il Sappe: «Pugno duro»

Edoardo Iacolucci

Aggiornamento: 27 set 2024

Ieri notte la protesta nel carcere romano di via della Lungara, Trastevere, ha devastato la sezione VIII e in seguito scatenato forti reazioni, soprattutto da parte del «Sappe», il sindacato autonomo della Penitenziaria

rc
Regina Coeli in fiamme, 25 settembre (La Capitale)

I roghi divampati ieri in segno di protesta nel carcere di Regina Coeli che hanno devastato la sezione VIII, (senza «scontri fisici» come riportato da Uilpa, polizia penitenziaria) hanno sollevato molte polemiche da diversi punti di vista.


Ilaria Cucchi: «Disordini, punta dell'iceberg»

A commentare la protesta la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Cucchi, da sempre vicina al tema carcerario: «I disordini di questa notte - spiega in una nota-, sono solo la punta dell’iceberg dei problemi cronici del nostro sistema penitenziario: sovraffollamento, condizioni disumane e mancanza di pene alternative alla detenzione. Le rivolte - sottolinea Ilaria Cucchi -, sono sempre l’ultimo atto: prima ci sono le condizioni della struttura, le condizioni di vita, i diritti negati». La frecciata è contro il Governo Meloni che «resta distinto e distante da tutto questo, e le norme appena approvate come si vede non servono a nulla - conclude la senatrice -. La tensione crescente e l'escalation di violenza da nord a sud sono i sintomi di un malessere che va ascoltato e non solo represso con la forza». La senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi che aveva commentato su X l’episodio di ieri notte scrivendo su X: «Regina Coeli va a fuoco. Questo è lo stato delle nostre carceri. Il governo non le visita, preferendo riempirsi la bocca di sicurezza in aula. La sofferenza intanto esplode. Inascoltata».




Regina Coeli, il Sappe: «Pugno duro»

Contro la gestione carceraria e le richieste inascoltate anche il Sappe che affronta la questione da un altro punto di vista e richiede «il pugno duro contro i violenti».


Il personale della polizia penitenziaria che aderisce al Sappe a protestare per la situazione caotica «nota ai vertici dell' Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto», denuncia Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.


Sono, secondo il sindacato, «eventi conseguenti a una situazione di tensione carceraria già ampiamente evidenziata dal Sappe - sottolinea il sindacalista Somma - per altro aggravata dalla mancanza di personale».


Per il segretario generale del Sappe Donato Capece c’è la necessità di «interventi urgenti e strutturali. Bisogna - continua Capece - applicare ai violenti l'arresto in flagranza di reato per i detenuti che aggrediscono poliziotti penitenziari o mettono in grave pericolo la sicurezza del carcere, il carcere duro con isolamento fino a 6 mesi ed il trasferimento immediato in particolari sezioni detentive a centinaia di chilometri dalla propria residenza».


Secondo il capo del Sappe bisognerebbe «prevedere l'espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene».


Ma il suo attacco non si ferma qui: «Serve la riapertura degli Ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario».

Ma Capece invoca anche nuovi strumenti la penitenziaria, come il taser, «che potrebbe essere lo strumento utile - conclude - per eccellenza in chiave anti aggressione»

Comments


Commenting has been turned off.
bottom of page