Protesta di Extinction Rebellion davanti al ministero della Giustizia: manifestanti portati via dalla polizia [VIDEO]
- Edoardo Iacolucci
- 30 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Uno degli attivisti è stato portato via dalla polizia. Ad ogni “prelievo” delle forze dell'ordine segue il coro: «You are not alone, you are not alone!»

Questa mattina, poco dopo le 10:00, circa un centinaio di attivisti di Extinction Rebellion ha occupato l’ingresso del Ministero della Giustizia in via Arenula, Roma. Con pzlveri colorate lanciate in aria e uno striscione con la scritta «Nel buio fascista, i colori della giustizia» la protesta ha voluto denunciare le politiche repressive, securitarie e discriminatorie del Governo italiano.
Azione di disobbedienza civile per denunciare deriva autoritaria e politiche climatiche
L'azione, parte di una più ampia campagna di disobbedienza civile, giunge al quinto giorno consecutivo di mobilitazioni del movimento nella capitale. Gli attivisti, seduti a terra, hanno esposto cartelli con scritte forti come «Dio è morto» e le sue declinazioni: «Dio è morto ... nelle carceri, nei CPR, nel Mediterraneo, a Gaza, nei decreti sicurezza»
Cpr, nel Mediterraneo, a Gaza, nei decreti sicurezza.
Una denuncia simbolica, ispirata alla canzone di protesta di Francesco Guccini, che negli anni ’60 fu censurata dalla Rai ma trasmessa da Radio Vaticana.
Secondo gli attivisti, questa espressione rappresenta la morte dei valori democratici e umanitari nelle politiche del Governo attuale, tra crisi climatica, repressione del dissenso e gestione securitaria delle migrazioni.
Le accuse a Governo e Ministero: complicità, repressione e ipocrisia
Durante la manifestazione, Ludovica, portavoce di Extinction Rebellion, ha dichiarato:
«Questi colori rappresentano le mille sfumature della giustizia, l'amore per la diversità, la solidarietà e la riconnessione con la Terra. Di fronte al buio che avanza, restituiamo rabbia, gioia e colori».
Nel mirino dei manifestanti ci sono anche le dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che, in seguito alla morte di Papa Francesco, ha espresso volontà di «umanizzare il sistema penitenziario». Una posizione giudicata ipocrita dagli attivisti, considerando l’approvazione del Decreto Sicurezza, fortemente criticato anche da giuristi e organismi internazionali.
Il j’accuse dei giuristi: «Deriva autoritaria e incostituzionale»
A sostegno delle critiche, Extinction Rebellion cita il recente appello firmato da 237 costituzionalisti, tra cui Gustavo Zagrebelsky, che condanna l’impostazione autoritaria del Decreto Sicurezza. Secondo il documento, il Governo persegue una gestione della giustizia e dell’ordine pubblico «illiberale, antidemocratica e sistemica», che sfrutta la paura come strumento di controllo.
Repressione della protesta: fermati diversi attivisti di Extinction Rebellion
Durante il presidio, la polizia ha iniziato a prelevare gli attivisti, tra cori di solidarietà come «You are not alone». Alcuni manifestanti hanno denunciato che si tratta di fermi illegittimi:
«Questo non è un fermo regolare, è sequestro di persona, ci dovete liberare!» ha gridato qualcuno dalla folla.
Annalisa, un’altra attivista, ha spiegato che la protesta è stata pacifica e che il preavviso non equivale a un'autorizzazione, ma solo a una misura organizzativa:
«Il nostro diritto a manifestare viene calpestato. Oggi si protesta contro una deriva autoritaria, la censura del dissenso e una legge passata senza dibattito parlamentare».
Nella manifestazione anche Filippo, 27 anni, attivista del movimento ambientalista:
«Extinction Rebellion è qui per gridare le voci delle morti nel Mediterraneo, le voci delle persone che muoiono all'interno del Cpr, le voci che muoiono a Gaza. Siamo qua davanti al Ministero della Giustizia perché sappiamo che il decreto sicurezza si scrive sicurezza ma si legge repressione».
Denunce anche su clima, Palestina e cooperazione militare
Gli attivisti hanno anche puntato il dito contro la cooperazione militare tra Italia e Israele, parlando apertamente di complicità nel genocidio in Palestina. Cartelli con scritte come «+1,5° Dio è morto» collegano la lotta climatica all’attualità geopolitica e umanitaria, in un messaggio globale di denuncia.