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Processo Regeni, secondo i giudici di Roma i diritti civili in Egitto sono compromessi

Edoardo Iacolucci

È quanto scritto nell'ordinanza sull'acquisizione delle testimonianze

verità per giulio
Sit-in fuori al Tribunale di Roma per Giulio Regeni

La prima Corte d'Assise di Roma ha emesso un'importante ordinanza sull'acquisizione di testimonianze, facendo luce sulle gravi violazioni dei diritti civili in Egitto.

Secondo i giudici, «numerosi sono i fatti obiettivi che documentano come la situazione dei diritti civili in Egitto sia ampiamente compromessa». La decisione consente l'acquisizione di verbali di testimoni egiziani coinvolti nel caso Regeni, i quali, per timore di ritorsioni, non potranno essere ascoltati direttamente in aula.


L'ordinanza si basa su documenti autorevoli, tra cui rapporti 2024 di Ong, Amnesty International, e Human Rights Watch, oltre a pronunciamenti del Parlamento europeo e dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.


La controversia sull'Egitto, «Paese sicuro»


Tra i documenti esaminati dai magistrati figura la «scheda 2024 del Ministero degli Esteri italiano», che sottolinea come «l'Egitto è un Paese sicuro. Si ritengono, tuttavia, necessarie eccezioni per gli oppositori politici, i dissidenti, gli attivisti e i difensori dei diritti umani o per coloro che possono ricadere nei motivi di persecuzione, vale a dire per motivi di opinione politica ... indipendentemente dal fatto che il richiedente abbia tradotto tale opinione, pensiero o convinzione in atti concreti».


Violazioni dei diritti umani

Secondo i magistrati come emerge dal provvedimento «tutte le fonti citate pur da prospettive diverse e con fonti differenziate, concordano nella conclusione che il Paese egiziano è connotato da significative violazioni dei diritti umani sulla base di segnalazioni credibili».

Tra le violazioni segnalate, emergono le esecuzioni arbitrarie e stragiudiziali, le sparizioni forzate. La tortura e trattamenti inumani o degradanti, le condizioni carcerarie dure e pericolose e arresti e detenzioni arbitrarie politicamente motivate

In relazione al diritto alla vita, si sottolinea che «l'Egitto è uno dei Paesi nei quali si pratica la pena di morte e nel quale il numero delle esecuzioni è tra i più alti».


Le pratiche di detenzione e il caso Regeni

«Questo stesso processo - anche al di là della stretta vicenda investigata e della sorte di Regeni - ha già offerto riscontri significativi su pratiche egiziane di sparizioni forzate improvvise e di condizioni di detenzione». Le pratiche descritte sono distanti dai principi consolidati di garanzia, libertà e rispetto del diritto di difesa. Inoltre, emerge la mancanza di controlli indipendenti sulle forze di polizia egiziane.

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