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Perché in alcune zone di Roma l'acqua scarseggia e cosa fare per risolvere il problema

Redazione La Capitale

Da mesi in alcune zone di Roma, soprattutto il municipio VII, i cittadini segnalano disagi collegati a una scarsità idrica

acqua acea capitale roma
(Immagine di repertorio)

Poca acqua in alcuni palazzi, pressione troppo debole per il funzionamento degli elettrodomestici. Da mesi in alcune zone di Roma, soprattutto il municipio VII, i cittadini segnalano disagi collegati a una scarsità idrica. Cosa sta succedendo? Per prima cosa, occorre precisare che non si tratta di un disservizio, l’acqua infatti viene sempre erogata correttamente dal gestore fino ai contatori condominiali, come previsto. Per capire esattamente cosa sta accadendo è necessario fare un passo indietro e ampliare lo sguardo.


Da sempre i gestori del servizio idrico sono impegnati sul fronte della tutela della risorsa, dell’ottimizzazione delle reti e della riduzione delle perdite, come definito dall’autorità di settore (Arera), con l’obiettivo di avvicinarsi sempre di più agli standard europei. Ora, con la siccità e il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua si è aggravata e gli sforzi dei gestori per salvaguardare l’acqua si stanno intensificando.


Sul sito del gruppo Acea, nella sezione relativa ad Acea Ato 2, vale a dire la società operativa che gestisce il servizio idrico integrato nel Lazio centrale, viene infatti spiegato: «Dal 2019 abbiamo un’area organizzativa appositamente dedicata alla tutela della risorsa idrica, finalizzata a ridurre le perdite d’acqua, ottimizzare la gestione delle reti idriche e salvaguardare le fonti di approvvigionamento idrico».


Il risultato delle azioni portate avanti negli ultimi 5 anni è stato un abbassamento delle perdite a Roma pari al 6,4 per cento: dal 34,2 per cento di acqua sprecata nel 2019, al 27,8 per cento nel 2023. Il piano portato avanti nella Capitale ha consentito fino ad ora di recuperare ogni anno oltre 80 milioni di metri cubi d’acqua, l’equivalente del fabbisogno di una città di circa 600 mila abitanti, ad esempio Genova.


Tra i provvedimenti messi in campo, rientra la stabilizzazione delle pressioni dell’acqua, garantendo le condizioni contrattuali previste nel Regolamento di utenza. L'obiettivo è ottenere un triplice risultato: perdere meno acqua quando si verificano guasti sulla rete, ridurre il rischio di nuove rotture sui tubi (facilitate da un'eccessiva pressione) e abbassare in maniera significativa il volume di acqua prelevato dall'ambiente. Stando a quanto scritto nel Regolamento, «La pressione assicurata al punto di consegna è ricavabile dai valori di piezometrica minima garantita al contatore, pubblicati e costantemente aggiornati sul sito internet www.gruppo.acea.it».


Acea Ato 2 infatti è responsabile della distribuzione idrica fino ai contatori condominiali, dove l'acqua deve arrivare con il livello di pressione prevista dal Regolamento. Dopodiché, tra il contatore e le singole abitazioni, la competenza diventa dei residenti e degli amministratori di condominio. Cosa fare dunque se la pressione non è sufficiente nelle case, nonostante i valori al contatore siano adeguati alla normativa di riferimento?


La risposta è sempre all'interno del Regolamento: «In considerazione dell’altezza degli stabili e della configurazione degli impianti interni agli edifici, delle quote terreno e delle pressioni di esercizio della rete di zona (…), può essere necessario che l’utente finale si doti a propria cura e spese di un impianto di sollevamento/accumulo a valle del misuratore, nel rispetto delle prescrizioni tecniche del gestore». In alcuni casi, soprattutto in edifici non moderni, gli impianti interni non sono più adeguati, basta pensare che in diverse circostanze questi portano l’acqua prima fino al tetto dello stabile, per poi farla scendere nuovamente sui singoli piani delle abitazioni.


La poca acqua in alcune case genera difficoltà, diversi residenti degli stabili coinvolti hanno segnalato, tra le altre cose, l’impossibilità di utilizzare gli elettrodomestici, che entrano in funzione soltanto oltre una certa soglia di pressione. Per supportare i condomini, Acea Ato 2 sta portando avanti un piano di incontri con gli amministratori dei palazzi interessati, in modo da fornire loro il supporto tecnico per individuare le eventuali criticità sulle reti interne, suggerendo le possibili soluzioni riguardanti gli impianti privati, anche se queste non competono al gestore del servizio idrico.


Nel VII municipio, quello maggiormente impattato, ad oggi gli interventi effettuati dal gestore hanno consentito di risolvere la gran parte delle situazioni: secondo quanto riferito dall’azienda anche nei recenti confronti con l’amministrazione municipale, dei circa 90 palazzi che avevano nei mesi scorsi evidenziato problemi ora sono circa 10 le utenze in cui si segnalano disagi. Le ultime verifiche condotte negli stabili hanno anche permesso di evidenziare alcune irregolarità all’interno degli impianti privati che, se risolte, potrebbero già ridurre i disagi.

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