Penalisti contro l'ordinanza sulle zone rosse: «Impostazione populista e securitaria»
Nel documento si denuncia la crescente tendenza a piegare i poteri di polizia per scopi che esulano dalla repressione dei reati, come avvenuto per le zone rosse

Gli avvocati penalisti dell'Unione delle camere penali italiane (Ucpi) e della Camera penale di Roma, con il patrocinio del professor Mario Esposito, hanno deciso di impugnare in sede amministrativa l'ordinanza del Prefetto di Roma sulle cosiddette «zone rosse». Un provvedimento che, secondo gli avvocati, si basa su criteri di pericolosità vaghi e discrezionali, lasciando ampio margine di arbitrio alle autorità di pubblica sicurezza. L'ordinanza, emessa lo scorso 8 gennaio, vieta stazionare nelle zone cittadine a «tutela rafforzata», tra cui l'Esquilino e la stazione Termini, ai soggetti ritenuti pericolosi.
Zone rosse, i penalisti: «Misure repressive eccezionali»
«Si tratta di un approccio che va contro i diritti fondamentali e che stravolge il normale equilibrio tra cittadini e autorità pubblica, pilastro degli ordinamenti democratici e liberali» affermano i penalisti nel comunicato. L'impugnazione amministrativa mira dunque a bloccare quella che viene definita «un’assurda pretesa di nascondere l’incapacità politica di gestire il degrado urbano e la marginalità sociale, usando invece misure repressive eccezionali che limitano ingiustamente le libertà costituzionali».
Le «zone rosse», nel concreto, sono aree urbane in cui si vieta tramite Daspo urbano la presenza di persone ritenute pericolose o con precedenti penali. I prefetti possono ordinare l'allontanamento di tali soggetti per garantire l'ordine pubblico.
Nel documento si denuncia inoltre la crescente tendenza a piegare i poteri di polizia per scopi che esulano dalla repressione dei reati, con il rischio di restringere sempre più i diritti dei cittadini. «In uno Stato di diritto, il fatto che cittadini, turisti e pellegrini possano godere degli spazi pubblici non può giustificare restrizioni illogiche alla libertà di circolazione di determinate categorie di persone, lasciando queste decisioni alla discrezione delle forze di polizia» si legge nella nota.
L’impostazione «populista e securitaria» di misure come questa preoccupa fortemente la comunità dei penalisti, che ritiene fondamentale ribadire il rispetto dei principi costituzionali. «Provvedimenti del genere rappresentano un pericoloso passo indietro nella cultura dei diritti individuali e delle libertà democratiche. Non possiamo far finta di nulla: è necessario opporsi con forza» conclude il comunicato.
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