Palestina, Cgil e associazioni in presidio al Campidoglio per il «cessate il fuoco»
- Titty Santoriello Indiano
- 1 apr
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Il sindacato, insieme a Libera, Rete dei Numeri pari, studenti e Anpi, chiede anche «sanzioni economiche nei confronti d'Israele e «il blocco reale di tutte le commesse di armamenti». L'appuntamento è il 2 aprile alle 18:30 al Campidoglio

Il «cessate il fuoco immediato e duraturo» e il riconoscimento da parte dell'Italia e dell'Unione Europea dello Stato di Palestina». Con queste richieste la Cgil di Roma e Lazio ha organizzato un presidio al Campidoglio per mercoledì 2 aprile alle 18:30 insieme alla rete di associazioni romane tra cui Libera, Rete dei Numeri pari, studenti e Anpi.
Oltre 50mila i morti palestinesi
Mentre sono oltre 50mila le vittime palestinesi dopo il 7 ottobre 2023 e più di 1000 i morti dalla ripresa, il 18 marzo scorso, dei raid israeliani su Gaza, la spirale di violenza non accenna a diminuire. E' di pochi giorni fa la notizia dell'uccisione di un team di medici della Mezzaluna rossa palestinese mentre stavano soccorrendo i feriti. «Sale a 30 il triste bilancio delle morti tra i volontari e il personale della Mezzaluna rossa palestinese dall'inizio del conflitto», ha detto il presidente della Croce Rossa italiana Rosario Valastro parlando di «un conflitto che non risparmia neppure gli operatori umanitari».
«Blocco di tutte le commesse di armamenti»
Oltre allo stop immediato della guerra la Cgil e la rete delle associazioni romane chiedono «la fine del blocco degli aiuti e l'assedio alla popolazione da parte israeliana». L'altra rivendicazione è quella di varare «sanzioni economiche nei confronti d'Israele e la sospensione dell'accordo di partenariato Ue Israele». Il sindacato si mobilita, poi, per «il blocco reale di tutte le commesse di armamenti e il riconoscimento da parte dell'Italia e della Ue dello Stato di Palestina». Per gli organizzatori del presidio è, infine, necessario adottare «provvedimenti a protezione dei giudici internazionali della Corte e del tribunale dell'Aja dalla sanzioni e dalle ritorsioni decise dall'amministrazione Usa».