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Omicidio Diabolik, legale della famiglia: ci sia il coraggio di dire che è avvenuto con metodo mafioso

Redazione La Capitale

Per l'avvocato «si è vista l’omertà anche di chi si diceva amico di Fabrizio». Questo il suo intervento nel giorno del processo sull’omicidio Piscitelli dedicato alle parti civili

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Fabrizio Piscitelli

«In quest'aula c'è il coraggio di una famiglia che accetta che questo è un omicidio nato in un contesto mafioso. È un processo dove sono state ricostruite responsabilità e modalità, dove si è vista l'omertà anche di chi si diceva amico di Fabrizio, si è vista la paura». 


Così è intervenuta l’avvocato Tiziana Siano, legale della madre e della sorella della vittima, davanti ai giudici della Terza Corte di Roma nel giorno del processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli dedicato alle parti civili.


La legale si è soffermata sul riconoscimento dell'aggravante del metodo mafioso nel contesto che ha portato all’uccisione dell’uomo, noto come Diabolik, con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti.


La richiesta della legale

«Noi vogliamo che venga riconosciuta la responsabilità penale di Raul Esteban Calderon quale esecutore (la cui vera identità, secondo l'accusa, è quella di Gustavo Alejandro Musumeci, ndr) e che ci sia il coraggio di dire che questo omicidio è avvenuto - ha sottolineato la penalista - con metodo mafioso: è emersa la violenza, la minaccia, la forza estorsiva di chi impone le regole». 


Una lettura già avanzata in precedenza dai pm Mario Palazzi, Rita Ceraso e Francesco Cascini nella scorsa udienza, in cui hanno chiesto la condanna all'ergastolo per il cittadino argentino Calderon, quando hanno scritto di un gesto «compiuto con metodo mafioso e con l'agevolazione di un gruppo criminale, nato dai contrasti tra associazioni organizzate». 


«Sono qui a rappresentare la parte emotiva di questo processo, i genitori e la sorella di Fabrizio Piscitelli che - ha ricordato la legale Siano - hanno vissuto il dolore per la morte di un figlio e fratello e per quello che è emerso dopo il suo omicidio. Un padre, venuto a mancare durante il processo, che fino alla morte ci ha chiesto chi ha ucciso il figlio, chi ha voluto quella morte e perché. 


La procura di Roma in questi anni ha ricostruito dettagliatamente l'omicidio attraverso il lavoro dei pubblici ministeri con le forze dell'ordine, le attività tecniche e la testimonianza della ex compagna di Calderon, Rina Bussone. 


L'allora procuratore capo Michele Prestipino in audizione in commissione Antimafia aveva parlato di un omicidio mafioso, e sempre di più è emerso nel processo il contesto in cui è maturato questo delitto».


L’omicidio che «doveva essere un messaggio»

«Un omicidio che doveva mandare un messaggio preciso, come ha spiegato nella requisitoria il pm Mario Palazzi. Anche se qui non abbiamo i mandanti ma dei nomi ci sono - ha evidenziato la legale Siano - Un omicidio avvenuto in un territorio controllato dai Senese, zona dove operano anche Molisso e Bennato. Questa esecuzione non è una rottura ma un riequilibrio tra questi soggetti». 


E il video che ha ripreso l'omicidio «colpisce tutti per freddezza, compiuto da un killer professionista, professionista e freddo. E se la presenza di quella telecamera sul terrazzo di un immobile di fronte al Parco degli Acquedotti inizialmente poteva essere stata considerata una 'svista' - sostiene la legale di parte civile - ora possiamo dire che era nota ma quell'omicidio doveva essere un messaggio». 


L'altro legale di parte civile, l'avvocato Luca Ranalli, che rappresenta il fratello di Piscitelli, ha sottolineato anche lui nel suo intervento come «tutte le evidenze depongono» per la responsabilità dell'imputato argentino.

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