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Nella Domus Aurea sono state coperte due vasche pittoriche e un lingotto di «blu egizio»

  • Edoardo Iacolucci
  • 20 gen
  • Tempo di lettura: 3 min

Rosso, Giallo ocra e blu egizio: ecco i colori della Domus Aurea. Già simbolo del fasto e dell’ambizione di Nerone, continua a svelare i suoi segreti. In queste due vasche si lavoravano i pigmenti colorati

Nella Domus Aurea al Colosseo, sono state coperte due vasche pittoriche
Blu egizio (Parco archeologico del Colosseo)

La Domus Aurea, non smette mai di meravigliare. Nella monumentale residenza voluta dall'imperatore Nerone, nel cuore del parco archeologico del Colosseo, durante recenti indagini archeologiche, sono emerse due antiche vasche utilizzate nelle fasi di cantiere per la lavorazione della calce e dei pigmenti destinati alle straordinarie decorazioni parietali della villa imperiale.


Tra i materiali rinvenuti, spiccano reperti di straordinaria rarità e valore storico, tra cui un lingotto di blu egizio di dimensioni eccezionali: alto 15 centimetri e pesante 2,4 chili.

Si tratta di una scoperta senza precedenti, poiché il blu egizio, un pigmento artificiale noto per la sua luminosità, viene solitamente rinvenuto in polvere o sotto forma di piccole sfere.


Il blu egizio: un pigmento antico e prezioso

Il blu egizio, prodotto a partire da una miscela di silice, rocce calcaree, minerali contenenti rame e carbonato di sodio cotta ad alta temperatura, era conosciuto già a partire dal III millennio a.C. in Egitto e Mesopotamia. Un pigmento straordinario, descritto anche da Vitruvio nel suo celebre trattato «De Architectura», che si diffuse nel Mediterraneo antico, diventando un elemento chiave per la decorazione pittorica nell’epoca romana: «Il blu egizio è un pigmento che non esiste in natura ma, scrive Vitruvio nell'opera De Architectura -, viene prodotto artificialmente cuocendo, a una temperatura molto elevata, una miscela di silice, rocce calcaree, minerali contenenti rame e carbonato di sodio».

Nella Domus Aurea, il pigmento veniva utilizzato per creare raffinate sfumature cromatiche: dal chiaroscuro nei panneggi delle vesti alla lucentezza degli occhi, fino alla resa delle tonalità fredde degli incarnati.


Le botteghe artistiche della Domus Aurea

Le due vasche ritrovate testimoniano l’organizzazione meticolosa e la straordinaria abilità delle botteghe artistiche che lavorarono alla decorazione della Domus Aurea. Gli scavi hanno inoltre restituito una varietà di pigmenti, come l'ocra gialla, il realgar e la terra rossa, conservati in anfore e vasetti. Materiali, che sottoposti a analisi chimiche e spettroscopiche, confermano l’utilizzo di tecniche raffinate per la creazione di decorazioni parietali di lusso.


Il ritrovamento di pigmenti così ben conservati è raro e prezioso. A Pompei, ad esempio, si documentano tracce del blu egizio legate principalmente al suo uso in contesti di lusso, ma mai con un lingotto di queste dimensioni. La scoperta suggerisce che le botteghe della Domus Aurea fossero tra le più avanzate del mondo romano, capaci di utilizzare materiali di altissima qualità e tecniche complesse.


Un patrimonio archeologico in continua evoluzione

Il parco archeologico del Colosseo continua a restituire testimonianze uniche del passato, contribuendo alla comprensione della vita artistica e culturale dell’antica Roma. Le recenti scoperte non solo arricchiscono il patrimonio archeologico della Domus Aurea, ma offrono anche nuove prospettive sulla produzione e l’uso dei pigmenti nel mondo romano.


Con l’identificazione del blu egizio come uno degli elementi centrali delle decorazioni, emerge ancora una volta l’importanza dei legami tra l’Impero romano e l’Egitto, uno dei maggiori centri di produzione del pigmento.


Recenti indagini hanno individuato inoltre altri siti di produzione in Italia, come Cuma, Literno e Pozzuoli, confermando l’ampia diffusione e il valore strategico di questo materiale nell'antichità.

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