Nel Lazio l'accoglienza è al collasso per i richiedenti asilo, ma Roma prova a cambiare rotta
- Edoardo Iacolucci
- 19 giu
- Tempo di lettura: 3 min
È quanto si evince dal 20esimo Rapporto dell’Osservatorio sulle migrazioni. Intanto il Campidoglio si muove con interventi mirati, numerosi progetti connessi e diverse tensostrutture

«A Roma e nel Lazio l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale è sempre più critica», afferma il 20esimo Rapporto dell’Osservatorio sulle migrazioni, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici “San Pio V”. Lo studio, che sarà presentato il 25 giugno in Campidoglio, evidenzia una situazione preoccupante fatta di «strutture sovraffollate, affidamenti diretti e percorsi di integrazione quasi inesistenti».
Presenze in aumento, Cas sempre più affollati
Nel 2024, a fronte di un lieve calo a livello nazionale, la regione Lazio ha registrato un’ulteriore crescita dell’8 per cento dei posti nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), raggiungendo quasi 10.000 posti e 10.500 presenze giornaliere. Una concentrazione che fa del Lazio la regione con la percentuale più alta di migranti accolti nei Cas: l'82 per cento, contro una media nazionale già elevata del 77 per cento.
Roma - si legge nel rapporto - è l’epicentro di questo squilibrio, con oltre la metà dei posti Cas regionali. Qui, il 92,3 per cento delle strutture ospita più di 50 persone, e alcune superano addirittura i 300 posti, con una struttura che arriva oltre quota 600. La capienza media è la più alta d’Italia: oltre 100 posti per centro.
Pochi enti controllano il sistema: il peso degli affidamenti diretti
Un ulteriore elemento di criticità riguarda la gestione dei centri: il 30 per cento è in mano a enti for profit, con pochi soggetti che controllano gran parte del sistema. Un solo ente gestisce quasi un quarto dei posti del Lazio (2.374), mentre nella provincia di Viterbo un altro soggetto controlla il 65 per cento degli 886 posti disponibili.
«A chiudere il cerchio di un sistema irrazionale – scrive Idos – privo di programmazione e ordinariamente in emergenza, è l’ampio ricorso agli affidamenti diretti», che nel 2023 hanno rappresentato oltre il 66 per cento dei contratti regionali e l'81 per cento in prefettura a Roma.
Accoglienza e click day: migliaia di domande, pochissimi permessi
Anche le politiche per l’ingresso regolare nel Paese sembrano destinate a fallire. Il sistema dei Decreti flussi si conferma inefficace: secondo la campagna “Ero straniero”, a fronte di 32.300 domande nei tre click day di dicembre 2023, solo 1.568 hanno ottenuto il nulla osta (il 4,9 per cento) e appena 40 si sono convertite in permessi di soggiorno (cioè il 2,6 per cento dei nulla osta).
Dal Camidoglio alle reti associative: i segnali di speranza
Eppure, non mancano segnali positivi. Il rapporto Idos sottolinea «l’importanza di esperienze virtuose e solidali» che resistono sul territorio. Tra queste: il Gris (Gruppo immigrazione e salute), che coordina medici e operatori sanitari pubblici e del volontariato; la Baobab Experience, che dal 2015 ha assistito 110.000 persone; la rete Scuolemigranti, composta da 90 associazioni; il progetto “Community Matching” di Refugees Welcome Italia, e le iniziative della Casa dei diritti sociali e del Centro Astalli.
Anche il Comune di Roma si è mossa e si continua a muovere con interventi mirati: il coordinamento di 1.285 posti nel circuito Sai (Sistema di accoglienza e integrazione, è gestito da enti locali e diffuso per richiedenti asilo e rifugiati) numerosi progetti connessi e, in occasione del Giubileo 2025, la predisposizione di quattro tensostrutture per accogliere senzatetto e persone in difficoltà.
Un sistema da ripensare
In un contesto ancora segnato da contraddizioni e criticità, il rapporto lancia un appello: «Serve un cambio di passo, dalla gestione emergenziale a una visione strutturata, inclusiva e sostenibile dell’accoglienza».