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  • Edoardo Iacolucci

Muzzarelli, Federbalneari: "Nessun problema con gare, purché eque. Gli stabilimenti vanno tutelati"

L'intervista al presidente di Federbalneari Roma, Massimo Muzzarelli sullo sciopero e sulle concessioni balneari

Massimo Muzzarelli, presidente di Federbalneari Roma
Massimo Muzzarelli, presidente di Federbalneari Roma

Stamattina fino alle 9.30 gli stabilimenti balneari sono in sciopero, con servizi, ombrelloni e lettini chiusi. Ma sul litorale romano di Ostia 45 stabilimenti su 67 sono raggruppati sotto Federbalneari, che non ha aderito allo sciopero: «La non adesione allo sciopero è di Federbalneari Italia, cioè a livello di sigla nazionale. Noi essendo Federbalneari Roma, di conseguenza facciamo la stessa cosa. Ma è un atteggiamento che non vuole essere né polemico, né altro. È semplicemente una scelta di come condurre determinate “battaglie”» commenta così il presidente di Federbalneari Roma, Massimo Muzzarelli: «Ognuno ha la propria visione, il proprio stile. È notizia di questi giorni - continua Massimo Muzzarelli - che in qualche maniera il governo si sta muovendo sulla materia. Non ci è sembrato opportuno avere un atteggiamento del genere, ma anche nei confronti dell'utenza, anche se è vero che il disturbo è veramente minimo».

 

Come lo vede lo sciopero?

Lo sciopero, in particolare su Roma, finisce alle 9.30 e gli stabilimenti aprono alle 9, quindi la penalizzazione è minima. È più un atto simbolico, se vogliamo... Però sinceramente va bene: ogni forma di comunicazione può essere utile in questo momento. Semplicemente non l'abbiamo condivisa, ma proprio anche per una forma di correttezza.

 

A che punto sono le questioni europee, tra la Bolkestein e governo italiano, sui balneari?

La questione della Bolkestein è ormai decennale. E i governi che si sono succeduti non sono stati in grado, o non hanno avuto la volontà, di chiudere la questione.

Il governo Meloni, dopo il governo Draghi, è l'unico che sta facendo qualcosa di concreto, nel senso che le cose più serie dette della vicenda balneare, sono state dette dal governo Draghi, che ha tracciato una serie di linee guida, di punti, secondo cui bisognava muoversi per arrivare a un discorso di evidenze pubbliche, nell'affidamento delle concessioni.

 

Quali sono le linee di guida e i punti?

Il primo di questi punti era la mappatura del territorio, perché stiamo discutendo di mettere a gara o non mettere a gara, quando la prima cosa che dice la Bolkestein è se c'è o non c'è scarsità del bene è cosa dirimente rispetto alle gare. Per cui stiamo parlando di Bolkestein: si fanno battaglie, si fanno proroghe, si fanno leggi, e non si è ancora a distanza di 10, 15 anni provveduto a mappare il territorio.  Quindi quello che ha detto Draghi: il primo punto era sacrosanto.

Devo dire che il governo Meloni l'unica cosa che ha oggi fatta veramente è la mappatura delle coste (che poi ci sia da discutere se sono stati mappati anche i promontori oppure no. Non c'è scritto da nessuna parte che bisognava mappare solo le spiagge: bisognava mappare le coste. Dal punto di vista turistico, io ben volentieri vorrei una concessione su un promontorio per realizzarci quello che adeguatamente potrebbe essere realizzato). Però senza fare questioni, credo che i percorsi siano percorsi di correttezza e seri.


Non ultimo il fatto che poi anche le nostre leggi sulla concorrenza e -se vogliamo chiamarla così - la “polemica”, che c'è intorno al comparto balneare fanno sì che forse procedere con delle gare, a prescindere dalla scarsità o non scarsità del bene, possa essere comunque una cosa corretta.  Non c'è nessun problema a partecipare alle gare, purché le gare vengano scritte in maniera equa e tenendo conto di una serie di passaggi che ci sono stati negli anni… 

 

Quindi cosa ne pensa della messa a gara?

Sicuramente se proprio ne potesse fare a meno, gli imprenditori balneari starebbero meglio, nelle loro aziende, a lavorare senza preoccuparsi di così tante questioni. Ma se, come sembra, debba essere argomento di attenzione straordinaria…

Cito solamente una cosa: si agita lo spauracchio dell'infrazione europea, quando in Italia abbiamo circa 85 infrazioni aperte con la comunità europea, però l'unica di cui si parla ovviamente è quella delle concessioni demaniali. Credo che ci sia stata, e ci sia, una narrazione di questo comparto, di parte, faziosa. O per faciloneria: si continua a battere sul tamburo dei balneari perché ha una buona risonanza…ma tiriamo avanti.

Certo, non ci va di essere defraudati di qualche cosa che riteniamo di aver costruito, nell'interesse generale: non dimentichiamo che il concessionario demaniale è quello che ha consentito di sviluppare il turismo balneare che nel Pil nazionale significa ancora un 4 percento, che mi sembra non sia proprio un qualcosa da schifare…

 

Tra le linee guida del bando dovrebbero esserci anche il riconoscimento della capacità, il riconoscimento dell'esperienza, il riconoscimento del valore d'azienda...

Sì, il Governo precedente con Mario Draghi, nella sua puntualità, aveva citato come riconoscimento del valore indennizzo delle opere materiali ed immateriali. Perché è chiaro che se io creo un brand, se creo qualche cosa di tradizionale o riconosciuta a livello internazionale, non è che ti stai prendendo un chioschetto qualunque con scritto «Coca-Cola» fuori, ti stai prendendo, ad esempio, il «Twiga» o ti stai prendendo «La Capannina» di Viareggio: dei “prodotti” che hanno un loro motivo di essere tutelati.

 

 

 

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