Migranti, il Cpr di Ponte Galeria è il più costoso d'Italia
I dati del report «Trattenuti 2024. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri» di ActionAid e del dipartimento di Scienze politiche dell’università di Bari

Il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Ponte Galeria è il più costoso d'Italia. A rivelarlo è il report «Trattenuti 2024. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri» di ActionAid e del dipartimento di Scienze politiche dell’università di Bari, che ricostruisce il sistema di detenzione per il rimpatrio tra il 2014 e il 2023 nel nostro Paese, con dati raccolti grazie a 97 richieste di accesso agli atti a ministero dell’Interno, prefetture e questure, e a 53 richieste di riesame.
Il centro Ponte Galeria a Roma è stato uno dei primi centri di detenzione per migranti in via di rimpatrio aperti in Italia dopo l’entrata in vigore della legge 40/1998, è il più grande centro di detenzione per immigrati del Paese, ed è stato spesso teatro di polemiche, tragedie e rivolte. Al 4 febbraio 2024 risale l’ultimo drammatico evento accaduto nel Cpr romano con il suicidio di Ousmane Sylla, a poco più di due anni di distanza dalla morte di Wissem Ben Abdellatif, anch’essa connessa con la struttura nella zona sud della città.
I costi per mantenere il Cpr di Ponte Galeria
Stando ai numeri raccolti dall'ong, tra il 2022 e il 2023 il mantenimento del Cpr di Ponte Galeria è costato quasi sei milioni di euro, il 33,5 per cento dei quali per manutenzioni straordinarie, guadagnando il posto in cima alla classifica delle strutture italiane. Solo l'anno scorso la spesa è stata di oltre 2 milioni e 500mila euro, per un costo medio di un singolo posto di quasi 22mila euro. Nell'ultimo biennio il costo per migrante è stato di 39,26 euro al giorno.
Prima del 2022 il Cpr di Ponte Galeria non era al primo posto, ma al secondo. Considerando i dati del periodo compreso tra il 2018 e il 2023, si piazzava subito dopo la struttura di Torino, con un costo pro capite al giorno di 35,51 euro, poco al di sopra del dato nazionale. Negli stessi cinque anni il costo complessivo della struttura è stato di oltre 14 milioni di euro, di cui il 23 per cento spesi per costi di manutenzione straordinaria.
La gestione del Cpr di Ponte Galeria
Ma chi gestisce la struttura e i relativi costi di manutenzione? Per capirlo bisogna fare un passo indietro, arrivando a giugno del 2021. Quell'anno la prefettura di Roma aveva pubblicato una gara per l’affidamento della gestione del Cpr romano, per la durata di 12 mesi. Ad aggiudicarsi la gara d’appalto era stata Ors Italia srl, la stessa società che gestisce anche i centri di Torino (e fino ad inizio 2022 anche quello di Macomer), finita più volte al centro delle polemiche per la scarsa qualità dei servizi di accoglienza offerti nelle strutture di cui era responsabile.
Eppure la prefettura ha continuato a prorogare il contratto fino allo scorso luglio, quando è stata indetta una nuova gara d'appalto. Ora si attende l'esito del bando, ma intanto Ors Italia gestisce ancora il Cpr di Ponte Galeria. Una modalità che secondo Fabrizio Coresi, esperto di migrazioni per ActionAid, «indica mancata programmazione e difficoltà di reperire organizzazioni disposte ad amministrare questi luoghi».
ActionAid: «I gestori non erogano quanto previsto dai contratti»
Poi spiega Coresi: «Ci sono gestori di Cpr esclusi dalle gare delle prefetture, il più delle volte a causa di illeciti e reati contro la pubblica amministrazione. Ma che partecipano a nuove gare e continuano a gestire Cpr in altre regioni. I gestori sono sempre gli stessi. Questi enti producono un guadagno non erogando quanto previsto dal contratto e facendo leva sui mancati controlli delle prefetture. Anche per questo, visti i monitoraggi come il nostro, sono sempre meno i soggetti disposti a gestire questi luoghi, soggetti che spesso si alleano con i propri concorrenti per vincere le gare».
Nel 2023 solo il 23 per cento di rimpatriati
Oltre a costi spropositati, nel Cpr di Roma le criticità riguardano la funzione delle strutture. Nel 2023 Ponte Galeria ha accolto il 17 per cento delle oltre 6700 persone entrate in un centro detentivo italiano (oltre 1100 migranti). Di queste solo il 23 per cento è stato rimpatriato e ben il 53 per cento è stato liberato dai giudici che non hanno convalidato le misure detentive. Numeri in crescita rispetto al periodo compreso tra il 2018 e il 2023, in cui sono state registrate una media di 97,3 presenze giornaliere e di 879 ingressi annuali.
Anche prendendo in considerazione il range tra il 2018 e il 2023 i rimpatri effettuati si fermano al 29 per cento, una percentuale significativamente più bassa della media nazionale del periodo. Aumentata anche la percentuale media annuale di ingressi dal carcere, pari al 11,7 per cento negli ultimi cinque anni. Il valore è più basso di quattro punti percentuali rispetto alla media nazionale, tuttavia nell’ultimo biennio ha subìto un incremento: nel 2022 è stata pari al 21 per cento e nel 2023 al 23 per cento.
I richiedenti asilo e le donne nel Cpr di Ponte Galeria
«Quello di Ponte Galeria è un Cpr che pare fare storia a sé. Diversamente da quanto accade per i centri di frontiera e per quelli che funzionano come propaggine del carcere, l’elevata incidenza di richiedenti asilo e la presenza delle donne sembra riflettersi sulla percentuale più elevata di dimissioni per provvedimento dell’autorità giudiziaria e sulla bassa incidenza dei rimpatri», spiega Giuseppe Campesi, esperto di detenzione amministrativa dell’Università di Bari. Il Cpr romano in effetti è l'unico a poter detenere donne in Italia: nel 2023 hanno rappresentato solo lo 0,7 per cento degli ingressi (45 persone).
L’incidenza dei richiedenti asilo è infatti più alta di otto punti percentuali rispetto alla media nazionale tra 2018 e 2023, ed è pari al 30,9 per cento. Ancora più alta è stata nell'ultimo biennio: 51 per cento nel 2022, 34 per cento nel 2023. Molto più alta del dato nazionale è la percentuale di uscite per non convalida dell’autorità giudiziaria (41 per cento) che raggiunge il picco del 53 per cento nel 2023, dato quest’ultimo da associarsi all’elevata incidenza di donne e di richiedenti asilo trattenuti nel Cpr.
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