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Manifestazione davanti al Tar, attivisti in piazza per salvare 1.600 beagle dalla sperimentazione

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 11 mar
  • Tempo di lettura: 2 min

Dopo la manifestazione e i blitz notturni degli attivisti, il Tar del Lazio decide oggi sul destino di 1.600 beagle destinati alla sperimentazione

beagle

Due blitz notturni hanno scosso Formello, alle porte di Roma. Domenica sera, gli attivisti del movimento Stop Plastica sono scesi in strada sulla Cassia per protestare contro la possibile ripresa degli esperimenti clinici e tossicologici su 1.600 beagle destinati ai laboratori della società Aptuit. Il Tar del Lazio dovrà esprimersi proprio oggi sulla vicenda, in una sentenza che potrebbe segnare una svolta nella battaglia animalista.


Gli attivisti sono entrati in azione alle 21, prima hanno srotolato uno striscione con la scritta «Salviamo i beagle», poi hanno acceso fumogeni rossi e verdi sul ponte della Cassia Bis a Formello. Pochi minuti dopo, una seconda azione ha avuto luogo sulla Cassia a Roma, con gli stessi slogan e una forte presenza di manifestanti.


Attesa per la sentenza del Tar

La protesta anticipa la manifestazione prevista per oggi in via Flaminia, a cui parteciperanno gli attivisti del Partito Animalista Europeo e associazioni come Animalisti Italiani e Centopercentoanimalisti. Al centro della battaglia c'è la sorte dei 1.600 beagle, attualmente ospitati in un allevamento in Francia. La normativa italiana vieta l'allevamento di animali destinati alla sperimentazione, ma consente alle aziende di acquistarli dall'estero. Un paradosso che, secondo le associazioni, evidenzia le lacune nel quadro normativo sui diritti degli animali.


Se il Tar dovesse autorizzare la ripresa delle sperimentazioni, i cani verrebbero trasferiti in Italia per essere sottoposti a test tossicologici e farmacologici. Secondo le associazioni animaliste, tali test mirano a valutare la soglia di sopportazione fisica e comportamentale degli animali, esponendoli a sofferenze indicibili. I beagle sono scelti per queste procedure in quanto docili e con una soglia del dolore elevata.


Una battaglia iniziata nel 2021

La vicenda ha avuto inizio nel 2021 grazie alle segnalazioni di numerose associazioni animaliste, che hanno portato a indagini e inchieste su presunti maltrattamenti nei laboratori della Aptuit. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso delle associazioni e sospeso per sei mesi le autorizzazioni dell'azienda veronese. Un'udienza preliminare in sede penale è già fissata per aprile.


«La sperimentazione animale è un sistema obsoleto, doloroso e inaffidabile», denunciano gli attivisti di Stop Plastica in una nota ufficiale. «Oggi esistono metodi alternativi, più efficaci e scientificamente validi. I test di tossicologia e farmacologia causano atroci sofferenze e conducono alla morte. Un’eventuale sentenza favorevole all’azienda rappresenterebbe un pericoloso precedente, aprendo la strada a nuove autorizzazioni per laboratori di vivisezione».


Walter Caporale, presidente di Animalisti Italiani, rincara la dose: «Non possiamo accettare l’idea che centinaia di cani possano essere torturati in nome di una falsa scienza che non ha più bisogno dello sfruttamento di esseri viventi per la vera ricerca».

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