La storia di Anna, anziana sotto sfratto dal Vaticano: «Non me ne vado, devono tirare fuori il mio cadavere»
Aggiornamento: 22 nov
Dopo il picchetto organizzato nella mattinata di giovedì 21 novembre dall'Unione Inquilini, insieme a Rifondazione Comunista, lo sfratto è stato rimandato al 17 febbraio 2025
È stato rinviato di tre mesi lo sfratto di Anna, 65enne con diverse patologie, dalla casa in via del Gonfalone 33 di proprietà del Capitolo di San Pietro in Vaticano. Dopo il picchetto organizzato nella mattinata di giovedì 21 novembre dall'Unione Inquilini, insieme a Rifondazione Comunista, l'avvio della procedura è stato rimandato al 17 febbraio 2025, nonostante la società avesse chiesto l'immediato rilascio dell'immobile. A presentarsi davanti all'appartamento nel cuore di Roma sono stati il legale rappresentante del Capitolo di San Pietro, il medico legale e l'ufficiale giudiziaria. Non erano presenti agenti della forza pubblica.
La storia di Anna
La storia di Anna, come anticipato da La Capitale in un altro articolo, inizia nel 1993, nel momento in cui firma un contratto di locazione con il Capitolo di San Pietro per vivere nell'ex casa della perpetua accanto all'oratorio del Gonfalone, con la formula quattro più quattro. Nello stesso anno, il 20 luglio 1993, la donna chiede che vengano fatti dei lavori di ristrutturazione nell'appartamento. La risposta del Capitolo di San Pietro arriva venti giorni dopo, il 10 agosto 1993.
Il Capitolo di San Pietro: «Più bella renderà la casa e più se la goderà per sempre»
«Debbo purtroppo comunicarle - scrive il firmatario della lettera, monsignor Salvatore Delogu - che il Capitolo non concede contributi agli inquilini per eseguire lavori di rifacimento o ristrutturazione degli appartamenti a loro locati. Mi è stato anche riferito che effettivamente l'appartamento ha bisogno di interventi. Come già ebbi a riferirle a voce, quando venne da me su segnalazione di Mons. Francia, a firmare il contratto di locazione, che se necessitava eseguire lavori dell'appartamento, avrebbe dovuto eseguirli lei, anche perché, più bella renderà la casa e più se la goderà per sempre. Quindi sono spiacente di non poter aderire alla sua richiesta e se non è in condizioni di fare i lavori ora, tutti insieme, li farà un po' per volta».
I lavori di ristrutturazione e le ordinanze di sfratto
Così Anna rinnova l'abitazione spendendo 150 milioni di lire di tasca propria, pari a circa 140mila euro odierni. Alla scadenza dei primi quattro anni di affitto iniziano ad arrivare le ordinanze di sfratto per finita locazione, ma il provvedimento non è mai stato eseguito e per 25 anni la 65enne ha continuato a pagare «5400 euro all'anno in una soluzione unica. Non sono morosa», specifica la donna, furiosa e spaventata, a La Capitale. E annuncia anche: «Io da qui non me ne vado, devono tirare fuori il mio cadavere».
L'intervento di municipio e Campidoglio
Conferma Silvia Paoluzzi, segretaria dell'Unione Inquilini: «La signora è rimasta sempre all'interno dell'alloggio pagando un'indennità di occupazione, tramite un accordo verbale con un monsignore che purtroppo non ha dato seguito a una scrittura regolare di contratto. Oggi abbiamo fermato il terzo accesso dell'ufficiale giudiziario. Inizialmente si era parlato di intervento della forza pubblica, che siamo riusciti a bloccare tramite anche l'intervento e l'interessamento sulla questione del I municipio e del comune di Roma, che ha chiesto un rinvio proprio per la fragilità della signora Anna».
Le possibili soluzioni per Anna
Cosa succederà quindi il prossimo 17 febbraio? Le opzioni in cui sperano Anna e l'Unione Inquilini sono due: o che «il Vaticano dimostri la volontà dichiarata da Papa Francesco di trovare delle soluzioni adeguate per tutti i precari per la casa», oppure che il Campidoglio si attivi perché la donna abbia «un contributo economico o comunque il passaggio di casa in casa. La signora Anna ha 48 punti in graduatoria, che sembrano tanti, ma in realtà per Nucleo 1 (famiglie composte da una persona sola, ndr) sono pochissimi. Il comune di Roma quest'anno ha assegnato solamente 87 alloggi, nonostante in graduatoria ci siano 18.600 persone che attendono da tanti anni».
Lobefaro: «Una contraddizione clamorosa»
«Siamo di fronte a una contraddizione clamorosa: davanti al centro storico che si sta spopolando, alle fragilità di una persona anziana e malata, al Giubileo e alle parole di solidarietà pronunciate da Papa Francesco, si verifica questa situazione. La proroga al 17 febbraio non basta, se non si troveranno soluzioni adeguate lo faremo diventare un caso emblematico», ha denunciato Giuseppe Lobefaro, capogruppo della lista Calenda nel I municipio, promettendo di attivarsi con i suoi canali istituzionali per trovare una sistemazione per Anna.
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