La commissione Politiche sociali in visita al Cpr di Ponte Galeria: «Enormi gabbie in cui gli uomini vagano sedati da psicofarmaci»
Questa l'immagine del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria restituita da Tiziana Biolghini, vicepresidente vicaria della commissione capitolina Politiche sociali e della salute, durante la seduta di mercoledì 12 marzo con la Asl Roma 3

«Decine di uomini che vagavano in queste enormi gabbie, palesemente sedati da psicofarmaci, con evidenti difficoltà a parlare proprio a causa della sedazione». Questa l'immagine del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria restituita da Tiziana Biolghini, vicepresidente vicaria della commissione capitolina Politiche sociali e della salute, durante la seduta di mercoledì 12 marzo con la Asl Roma 3. La consigliera comunale (Roma futura) riferisce le sue impressioni dopo una visita nella struttura in via Cesare Chiodi, nel quadrante sud della città, nei pressi della Fiera di Roma e dell'aeroporto di Fiumicino: «Siamo rimaste abbastanza mortificate dalla situazione che abbiamo trovato al suo interno».
A partire dagli spazi inutilizzati. «Forse - suggerisce Biolghini - invece che vagare ore e ore, in un movimento perpetuo, sarebbe meglio utilizzare gli spazi per l'attività sportiva e lo spazio mensa, dove in passato venivano organizzati anche alcuni laboratori. Riutilizzare questi spazi favorirebbe la socializzazione e aumenterebbe la sicurezza, poiché non vi sarebbe più l'attuale abbrutimento psicofisico che caratterizza gli ospiti del Cpr».
A questo si aggiunge il cambiamento degli ultimi anni, come specificato in audizione in commissione da Doriana Leotta, referente sanitario aziendale per la Asl Roma 3 del Cpr: «La tipologia delle persone che si trovano all'interno del Centro per il rimpatrio di Ponte Galeria è mutata, soprattutto negli ultimi anni. Una volta il Cpr era solo femminile e la maggior parte delle donne presenti era vittima di tratta. Venivano immediatamente contattati i centri antiviolenza e la donna veniva spostata. Inoltre si tratta di persone che vivono sul territorio anche da 20-30 anni, lavorando in nero o privi di permesso di soggiorno perché licenziati».
La condizione drammatica in cui vivono le persone all'interno del Cpr era finita al centro del dibattito pubblico anche l'anno scorso, dopo il suicidio del detenuto Ousmane Sylla e il tentato suicidio di un altro uomo: episodi che avevano portato a rivolte e altri disordini per protestare. Oltretutto, stando al report «Trattenuti 2024. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri» di ActionAid e del dipartimento di Scienze politiche dell’università di Bari, il Cpr di Ponte Galeria è il più costoso d'Italia.
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