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La Casa del Cinema di Roma lunedì proietterà gratuitamente «Blue Velvet» di David Lynch

  • Edoardo Iacolucci
  • 17 gen
  • Tempo di lettura: 2 min

La Casa del Cinema di Roma ha in programma per lunedì 20 gennaio alle 20 in Sala Cinecittà la proiezione straordinaria e gratuita di «Blue Velvet» capolavoro di David Lynch

«Blue Velvet» David Lynch
«Blue Velvet» David Lynch

«Per consolarci, abbiamo bisogno di vedere uno dei suoi capolavori al cinema» così la Casa del Cinema di Roma, in largo Marcello Mastroianni 1, annuncia per lunedì 20 gennaio alle 20 in Sala Cinecittà la proiezione straordinaria e gratuita di «Blue Velvet» capolavoro di David Lynch in omaggio e per commemorare il geniale regista statunitense.


Il lungometraggio sarà proiettato in versione originale sottotitolata, fino ad esaurimento posti.


Per tanto il lungometraggio «Taxi Teheran» sarà spostato in Sala Fellini, sempre alle 20, come da programma.


Blue Velvet di David Lynch: «Non è un film per tutti»

David Lynch sul suo «Blue Velvet» aveva spiegato come non fosse «un film per tutti. Ad alcuni piacerà un sacco, ma abbiamo anche assistito a reazioni estremamente negative. Abbiamo fatto una proiezione in anteprima nella Valley ed è stata un disastro». La gente lo ha trovato disgustoso e morboso. E chiaramente lo è, ma ha due facce. Io credo che i film debbano avere il potere del bene e quello dell’oscurità, per poter dare dei brividi e scuotere un po’ gli animi».


Blue Velvet è un film molto americano: «Visivamente - avev spiegato Lynch -, sono stato ispirato dalla mia infanzia a Spokane, nello stato di Washington. Lumberton è un nome vero: ci sono molte Lumberton in America. L’ho scelto in modo da avere distintivi di polizia e cose del genere, perché era una cittadina vera. Poi la mia immaginazione ha preso il volo e così ecco i camion della legna che attraversano l’inquadratura e quel motivetto alla radio – “Al primo tonfo di un albero…” – tutto questo è stato una conseguenza della scelta del nome».


C’è una dimensione autobiografica: «Kyle veste come me - continua il regista -. Mio padre faceva il ricercatore scientifico per il Dipartimento dell’Agricoltura a Washington. Eravamo sempre nei boschi. Quando ce ne siamo andati ero stufo marcio dei boschi, ma ancora oggi i tronchi, i taglialegna… tutto questo per me è l’America, come le staccionate e le rose nella sequenza iniziale. Quell’immagine è talmente impressa nella mia memoria, e mi rende così felice. Fa parte dell’infanzia di molti di noi».


Blue Velvet è un viaggio suburbano, ma è anche una sonda lanciata nell’inconscio o in un luogo in cui si affrontano cose che normalmente non incontri: «Uno dei tecnici del suono l’ha definito un incrocio fra Norman Rockwell e Hieronymus Bosch. È un addentrarsi il più possibile in quella dimensione, per poi uscirne. C’è un punto di immersione totale, e da lì si riaffiora».

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