L'uomo fermato per il caso di Villa Pamphili era già stato segnalato alle forze dell'ordine, interrogazione urgente a Piantedosi: «Gravi lacune nel sistema»
- Camilla Palladino
- 17 giu
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La senatrice Pd Cecilia D’Elia, vicepresidente della bicamerale Femminicidio, ha acceso i riflettori sulle «gravi lacune nel sistema di prevenzione e protezione previsto anche dalla convenzione di Istanbul»

«Ho presentato un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno (Matteo Piantedosi, ndr), per fare chiarezza sui fatti che hanno condotto al tragico ritrovamento, lo scorso 7 giugno, dei corpi senza vita di una donna e di una bambina di circa sei mesi all’interno del parco di Villa Pamphili». È con queste parole che la senatrice Pd Cecilia D’Elia, vicepresidente della bicamerale Femminicidio, ha acceso oggi (martedì 17 giugno) i riflettori sulle «gravi lacune nel sistema di prevenzione e protezione previsto anche dalla convenzione di Istanbul». Quali?
Francis Kaufmann era già noto alle forze dell’ordine
Innanzitutto l’uomo fermato, autore presunto dei delitti, era già stato «controllato tre volte dalla polizia» in luoghi simbolo della Capitale – via del Mascherone, mercato di San Silverio, largo Argentina – per episodi di violenza nei confronti delle due persone ritrovate successivamente morte nella villa. Eppure, nonostante le segnalazioni, nessuno ha fatto i dovuti accertamenti: la donna non è stata mai identificata né separata dall’aggressore, che a sua volta è stato sempre lasciato libero. La bambina inoltre era stata vista viva solo due giorni prima del macabro ritrovamento, il 5 giugno, in braccio all’uomo in un video girato a largo Argentina: i poliziotti l’avevano lasciato andare senza verificarne la reale paternità, mentre lui aveva giustificato l’assenza della madre sostenendo che fosse sua moglie e che fosse partita.
La falsa identità dell'uomo
Il presunto omicida era conosciuto dai suoi amici e conoscenti come Rexal Ford, ma in realtà si chiama Francis Kaufmann ed è un cittadino americano di 46 anni con precedenti per violenza domestica e aggressioni. Si è abilmente coperto dietro identità false e l’alias di «regista», riuscendo a circolare indisturbato in Europa anche dopo recidive violente. La donna, presentatasi invece alle persone come «Stella Ford», non è mai stata identificata: probabilmente ucraina o russa, senza alcun documento o legami di alcun genere in Europa.
Le falle del sistema e le richieste nell'interrogazione parlamentare
In almeno tre occasioni l’uomo era stato fotografato e segnalato da agenti o testimoni. Tuttavia nulla è stato fatto prima della tragedia. Per questo ora D’Elia parla chiaro: «Non possiamo accettare che troppo spesso a fronte di ripetuti allarmi, donne e bambini restino soli» . L’interrogazione - promossa con i parlamentari Valentina Valente e Filippo Sensi, tra gli altri - sollecita Piantedosi a chiarire due punti fondamentali: cosa intende fare il governo per colmare le falle nel riconoscimento precoce dei segnali di violenza e quali investimenti prevede per una formazione delle forze dell’ordine più mirata ed efficace.