L'ultimo meraviglioso minuto: la mostra dell'artista romano Pietro Ruffo, a Palazzo delle Esposizioni
Ogni opera, pensata per quattro sale del piano nobile di Palazzo Esposizioni, invita a riflettere sul potenziale “meraviglioso” della presenza umana sulla Terra.
Iniziata il 29 ottobre 2024, fino al 16 febbraio 2025, il Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale ospita la mostra personale di Pietro Ruffo, artista romano, classe '78, intitolata «L’ultimo meraviglioso minuto». Curata da Sébastien Delot, direttore della collezione del Museo Nazionale Picasso di Parigi, e promossa dall’assessorato capitolino alla Cultura insieme all’azienda speciale Palaexpo, questa mostra rappresenta la più grande esposizione pubblica dell'artista fino ad oggi.
Natura e tempo
La mostra raccoglie oltre 50 opere che esplorano il rapporto tra l’essere umano e il pianeta attraverso un racconto unico e visivamente impattante. Ogni opera, pensata per quattro sale del piano nobile di Palazzo Esposizioni, invita a riflettere sul potenziale “meraviglioso” della presenza umana sulla Terra.
Pietro Ruffo, artista di fama internazionale, ha già partecipato alla Biennale di Venezia 2024 con l’installazione «L’immagine del mondo» e le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni, tra cui i Musei Vaticani, il Maxxi e la Deutsche Bank Foundation. La mostra a Roma conferma un periodo di grande dinamismo e vitalità creativa nella sua carriera.
Le sale della mostra
Il percorso espositivo inizia dalla sala intitolata "Le monde avant la création de l’homme", un omaggio al libro di Camille Flammarion (1886) che l’artista ha letto da adolescente. In questa sala, Ruffo ricostruisce una foresta primordiale su un immenso sipario di 700 metri quadrati, rappresentando l’epoca in cui la giungla tropicale copriva gran parte delle terre emerse.
Una struttura autoportante rappresenta il Grand Canyon, dipinta con la tecnica del camaïeu. Il pubblico si immerge in un paesaggio che rievoca le antiche epoche geologiche, tra cui spicca l’installazione «De Hortus», con 21 opere che fluttuano come ninfee su un pavimento bianco, creando un ambiente suggestivo e immersivo.
La seconda sala, dedicata all’evoluzione dell’uomo, presenta opere su carta intelata, con intagli e inchiostro di china. Qui i visitatori possono osservare un archivio visivo che ripercorre simbolicamente le tappe della storia dei nostri antenati, dai Neanderthal alle prime statuette votive, simboleggiando l’origine del pensiero astratto.
Nella terza sala, un ambiente radicalmente diverso accoglie il pubblico con una video installazione in collaborazione con Noruwei, intitolata «The Planetary Garden». Ispirata al testo del filosofo francese Gilles Clément, l’opera rappresenta in modo tridimensionale i movimenti e i cambiamenti del paesaggio nel tempo, creando un’esperienza visiva unica.
L'ultima sala della mostra, «Antropocene attraverso le stratificazioni di Roma», è dedicata interamente alla città. Pietro Ruffo esplora la storia di Roma combinando mappe antiche con immaginari naturali sorprendenti, rievocando un viaggio nelle ere geologiche e storiche della capitale. Le opere qui spaziano dai fondali marini alle foreste primordiali, fino alle architetture monumentali, creando un mosaico che riflette l'interazione tra eventi naturali e interventi umani.
Esperienza visiva unica
Come afferma il curatore Sébastien Delot, «per capire l'infanzia del nostro pianeta, dobbiamo guardare in profondità sotto la sua pelle. La Terra è viva, e il suo volto cambia nel tempo».
Attraverso questa mostra, Ruffo trasmette la sua visione artistica e invita il pubblico a riscoprire il pianeta in una chiave che mescola meraviglia e riflessione critica.
Catalogo della mostra di Pietro Ruffo
L’esposizione è accompagnata da un catalogo curato da Sébastien Delot, con contributi di Guido Rebecchini, Rebecca Wragg Sykes e Sofia Di Gravio, edito da Drago.
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