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Omicidio Fabrizio Piscitelli: Calderon condannato all’ergastolo, esclusa l’aggravante mafiosa

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 26 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

La sentenza dopo cinque anni e mezzo di indagini, il killer incastrato da un video. Delusione della famiglia per il mancato riconoscimento del metodo mafioso

Fabrizio Piscitelli
Fabrizio Piscitelli

Cinque anni e mezzo dopo l’omicidio del narcotrafficante Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, e tre anni dopo l’arresto del suo presunto killer, la giustizia italiana ha finalmente emesso una sentenza decisiva. La Terza Corte d’Assise di Roma ha condannato Raul Esteban Calderon, un 56enne argentino, all’ergastolo per l’assassinio del capo dell’organizzazione criminosa che, dietro la copertura del gruppo ultrà laziale degli Irriducibili e di una rete di albanesi senza scrupoli, aveva costruito un potente impero di narcotraffico nella Capitale. Tuttavia, la corte ha escluso l’aggravante mafiosa, un punto che ha suscitato reazioni contrastanti, in particolare da parte dei familiari della vittima.


Un omicidio che ha scosso gli equilibri della malavita romana

Il 7 agosto 2019, il corpo senza vita di Piscitelli viene trovato nel parco degli Acquedotti, con un colpo di pistola alla nuca. Il killer, vestito con abiti da jogging, lo aveva ucciso durante un incontro-trappola, un delitto che ha segnato un punto di svolta nelle dinamiche criminali di Roma. Da quel momento, vendette, faide e nuove alleanze hanno scosso il mondo del crimine, mentre le indagini, condotte dalla Dda e dai carabinieri del Nucleo Investigativo, hanno dato vita a una complessa ricostruzione dei fatti.


Il lungo percorso delle indagini

Le indagini hanno richiesto oltre 40 udienze e cinque ore di camera di consiglio nell’aula bunker di Rebibbia, a dimostrazione della difficoltà nel ricostruire il delitto e identificare il responsabile. Calderon è stato incastrato grazie a un video in cui si vedeva un dettaglio significativo: una benda a coprire un tatuaggio sul suo polpaccio. Le indagini hanno inoltre rivelato che l’assassino aveva un passato criminale e che aveva agito sotto un falso nome. La testimonianza della sua ex compagna ha poi rivelato un collegamento con l’arma del delitto, una pistola precedentemente utilizzata in una rapina.


Ma Calderon è solo la punta dell'iceberg. Le indagini si sono allargate a una rete di complici e presunti mandanti, tra cui Giuseppe Molisso, Leandro Bennato e Alessandro Capriotti, coinvolti in altri crimini e con legami con il mondo della malavita romana e della criminalità organizzata. La Dda ha già avviato un'inchiesta parallela per identificare e perseguire i responsabili di questa rete più ampia.


Le parole del pm Palazzi: «Questa storia non finisce qui»

Mario Palazzi, il pm che ha seguito il caso insieme ai colleghi Francesco Cascini e Rita Ceraso, ha sottolineato che, nonostante la sentenza, la vicenda non è conclusa. Recentemente, un nuovo arresto ha riguardato sia Calderon che Molisso, confermando la continuità delle indagini e la possibilità di ulteriori sviluppi. «Anche il peggiore dei criminali merita giustizia, ma questa storia non finisce qui», ha dichiarato Palazzi, lasciando intendere che altre verità potrebbero emergere nel corso del processo.


Le reazioni della famiglia Piscitelli

I familiari di Fabrizio Piscitelli, pur non avendo mai smesso di lottare per la giustizia, si sono dichiarati delusi dal fatto che non sia stata riconosciuta l’aggravante mafiosa. La sorella di Piscitelli ha espresso la sua amarezza per l’esito del processo, lamentando la difficoltà di ottenere il riconoscimento del metodo mafioso, che a suo avviso era evidente nelle modalità dell’omicidio. Nonostante ciò, la sua determinazione a cercare giustizia per il fratello rimane forte: «Non appartengo a questo mondo, ma voglio giustizia per mio fratello», ha dichiarato.


Andrea Piscitelli, fratello della vittima, ha affermato che non c'è soddisfazione per una sentenza che, pur condannando l’assassino, non ha ancora portato alla luce l’intera verità. «Non mi interessa sapere cosa facesse mio fratello, non c’è più, e dire che sono soddisfatto sarebbe un parolone», ha aggiunto.


Le reazioni della difesa di Calderon

I difensori di Raul Esteban Calderon, dal canto loro, non si arrendono. Gian Domenico Caiazza ed Eleonora Nicla Moiraghi, avvocati dell’imputato, hanno annunciato che ricorreranno in appello. Secondo la difesa, la condanna non sarebbe giusta, sostenendo che Calderon non sia l'autore dell'omicidio. La sentenza, secondo i legali, presenta numerosi punti critici, tra cui l’esclusione dell’aggravante del metodo mafioso, e sarà oggetto di approfondimento nelle motivazioni della Corte.

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