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  • Redazione La Capitale

L'Appia Antica entra nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco

Si tratta del 60esimo sito italiano riconosciuto dal comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Nuova Delhi nella 46esima sessione

Via Appia Antica. (Google Maps)
Via Appia Antica. (Google Maps)

La via Appia, «Regina Viarum», entra nella lista del patrimonio mondiale, diventando così il 60esimo sito italiano riconosciuto dall'Unesco. A deliberarne l'iscrizione, il comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Nuova Delhi nella 46esima sessione. Si tratta della prima candidatura promossa direttamente dal ministero della Cultura, che ha coordinato tutte le fasi del processo e ha predisposto tutta la documentazione necessaria per la richiesta d'iscrizione nella lista del patrimonio mondiale.


«Il risultato - sottolinea il ministero della Cultura - è il frutto di un lavoro di squadra che ha visto il coinvolgimento di molteplici istituzioni: 4 regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 13 città metropolitane e province, 74 comuni, 14 parchi, 25 università, numerosissime rappresentanze delle comunità territoriali, nonché il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Pontificia commissione di archeologia sacra della Santa Sede».


Gualtieri: «Riconoscimento importante»

«Si tratta di un riconoscimento davvero importante per una strada storica che rappresenta il simbolo di un'intera civiltà, il percorso che ha sempre unito Roma al Sud della penisola e al resto delle popolazioni e dei grandi commerci mediterranei, tappa privilegiata per poi spingersi anche verso Oriente. Attraversando paesaggi mozzafiato e spesso incontaminati, luoghi di grande importanza spirituale, catacombe e acquedotti maestosi, città e località storiche, la via Appia trova oggi la sua degna collocazione tra le grandi meraviglie del mondo», ha detto il sindaco Roberto Gualtieri.


Ha gioito anche l'assessore allo  Sport, Turismo, Moda e Grandi Eventi del Campidoglio, Alessandro Onorato: «Orgogliosi per il grande riconoscimento alla leggendaria Regina Viarum. È la testimonianza di come il nostro territorio abbia un patrimonio storico e archeologico unico. Non tutti i siti però sono conosciuti ai turisti, per questo stiamo lavorando per valorizzare i percorsi alternativi rispetto alle tappe più note dai turisti stranieri. Via Appia ne è un esempio, come anche la città di Gabii o il parco degli Acquedotti. In questo modo rendiamo più sostenibile il turismo romano che sta toccando numeri record, con la stima di oltre 50 milioni di presenze nel 2024».


E ha aggiunto il sottosegretario alla Cultura con delega all'Unesco, Gianmarco Mazzi: «È un grande successo per il ministero della Cultura, ma soprattutto per quei milioni di italiani che vivono nei territori della via Appia, simbolo mondiale della storia da cui proveniamo. Si aggiunge alla straordinaria affermazione ottenuta meno di un anno fa dalla lirica italiana e sono felice che coincida con il mio mandato».


La storia dell'Appia Antica

L'Appia è stata la prima delle grandi strade di Roma costruite con tecniche innovative, veri e propri capolavori di ingegneria civile che si affiancarono alle vie naturali e che costituiscono i monumenti più durevoli della civiltà romana. Il tracciato, iniziato nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua, è stato poi prolungato fino a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi. Testa di ponte verso la Grecia e l'Oriente, man mano che avanzava la conquista romana lungo la Via Appia Traiana, la variante fatta realizzare dall'imperatore Traiano nel 109 d.C. per agevolare il percorso nel tratto da Benevento a Brindisi.


Concepita per esigenze militari, la via Appia diventa da subito strada di grandi comunicazioni commerciali e di primarie trasmissioni culturali e, nel tempo, diventa il modello di tutte le successive vie pubbliche romane così come, in un certo senso, l'origine del complesso sistema viario dell'Impero, che è anche alla base dell'attuale rete di comunicazione del bacino del Mediterraneo. La creazione di questa rete stradale ha permesso la strutturazione di rotte di scambio anche con le vie d'acqua, permettendo così, nel corso dei secoli, un flusso praticamente ininterrotto di persone, idee, civiltà, merci, religioni e idee, percorsi che sono ancora vivi e sentiti da chi abita ancora oggi questi territori. Gli appellativi con cui gli stessi autori antichi la definirono, insignis, nobilis, celeberrima, regina viarum, testimoniano tutte le valenze politiche, amministrative, economiche, sociali e propagandistiche che le valsero la sua millenaria fortuna.



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