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Redazione La Capitale

Incendio Cinecittà, la Procura indaga per incendio doloso e lesioni gravi

Gli indizi che portano l'inchiesta verso l'ipotesi di un incendio doloso sono: la velocità di propagazione delle fiamme e i due fronti del rogo distanti tre chilometri l’uno dall’altro

Incendio a Cinecittà
Incendio a Cinecittà (La Capitale)

Incendio doloso e lesioni gravi: sono queste le ipotesi su cui indagherà la Procura riguardo al rogo che il 21 agosto ha devastato il «pratone» tra Torre Spaccata e Cinecittà. Fiamme che hanno segnato la vita di quattro persone, un vigile del fuoco e tre volontari della Protezione civile, rimasti ustionati in condizioni gravi nel tentativo di domare le fiamme. La decisione dei magistrati di ipotizzare il dolo è mirata a svolgere indagini il più approfondite possibile per ricostruire la dinamica dell’incendio.


Fiamme troppo veloci

Alcuni indizi portano l’inchiesta nella direzione di un rogo pensato per distruggere l’area. In particolare è la velocità di propagazione delle fiamme a insospettire. Perché va premesso che il «pratone» è un’area di sessanta ettari che stabilisce i confini di cinque quartieri: Cinecittà est, Torre Spaccata, Lamaro, Don Bosco e Cecafumo.


I primi roghi sono comparsi in viale Bruno Pelizzi. Quando sono arrivati i vigili del fuoco, la situazione sembrava controllabile. Anche i residenti, in quegli istanti, non hanno avuto timori. In pochi minuti tutto è cambiato in modo molto strano. I vigili si sono voltati e hanno visto in lontananza, in via Roberto Fancelli, l’incendio crescere in modo violento.


Tra le due vie c’è una distanza di circa tre chilometri. A piedi da un punto all’altro ci vogliono più o meno 30 minuti. Com’è stato possibile che le fiamme siano partite da viale Pelizzi e siano arrivate a via Fancelli in pochi istanti? La risposta di chi ha combattuto sul campo l’incendio è una: la presenza di due (o anche più) inneschi. Con la conseguenza di una regia studiata e pronta all’azione, incurante delle conseguenze.


Si esclude la casualità

Per domare l’incendio sono state necessarie ore. La dinamica della propagazione delle fiamme esclude la casualità. Per arrivare in ogni modo a confermare (o meno) l’ipotesi di due o più piromani entranti in azione, gli inquirenti sono consapevoli che la sola strada è utilizzare gli strumenti di un’indagine per incendio doloso. Ora nelle prossime ore è atteso il deposito dell’informativa dei vigili a piazzale Clodio. Uno degli aspetti che gli inquirenti dovranno approfondire riguarda le condizioni in cui è stato tenuto il pratone. I residenti hanno più volte segnalato al Comune l’abbandono dell’area di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti. Sterpaglie, casolari fatiscenti, clochard in cerca di rifugi di fortuna: tutte condizioni che facilitano i roghi, tanto più in un’area così grande e con temperature ormai africane nel periodo estivo.

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