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In fiamme il carcere di Regina Coeli: a fuoco materassi per protesta [VIDEO]

  • Edoardo Iacolucci
  • 25 set 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 26 set 2024

Ancora forti proteste nel carcere romano di Regina Coeli

la capitale
Fiamme a Regina Coeli (La Capitale)

Le fiamme escono irruente dalle inferriate delle celle e illuminano come un lampo la notte in via della Lungara, Trastevere.

Ancora disordini in serata nel carcere di Regina Coeli.

Questa volta non la famigerata settima sezione, di cui è stata più volte richiesta la chiusura. Dalle prime ricostruzioni, sembra che alcuni detenuti dell'ottava sezione si siano rifiuti di tornare in cella e per protesta abbiano dato fuoco ad alcuni materassi.


La situazione è ora sotto controllo. Sul posto la polizia penitenziaria.



Proprio il sindacato di polizia penitenziaria si è espresso sull'eclatante episodio: «Da quanto apprendiamo ancora in maniera molto sommaria, in serata sono divampati e sarebbero tuttora in corso disordini presso l'ottava sezione del carcere romano di Regina Coeli, dove sono reclusi un centinaio di detenuti circa. Sarebbero peraltro state fatte esplodere alcune bombolette dei fornelli da campeggio comunemente in uso per cucinare e preparare vivande e sarebbe in corso la vandalizzazione degli ambienti». Così commenta infatti Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria.


Con 1.170 detenuti a fronte di 626 posti disponibili e il 184 per cento di surplus di detenuti, Regina Coeli è uno dei penitenziari più sovraffollati del Paese «a cui fa da contraltare una voragine negli organici del Corpo di polizia penitenziaria con 350 agenti in servizio quando ne servirebbero 709. Basti pensare che di sera gli agenti impiegati sono normalmente meno di 20 in totale».


A livello nazionale sono 15mila i reclusi oltre i posti disponibili «e 18mila le unità mancanti alla Polizia penitenziaria. A questo si aggiungano strutture fatiscenti, dotazioni inadeguate, carenze nell'assistenza sanitaria e psichiatrica e approssimazione organizzativa e il quadro che ne emerge è autodescrittivamente desolante».


A pagarne le spese oltre che i carcerati stessi sono gli operatori: « esposti ad aggressioni continue (oltre 2.700 nell'anno) e sottoposti a turnazioni massacranti con la compressione dei più elementari diritti anche di rango costituzionale».


Servono, secondo il sindacato Uilpa «urgentissime misure in grado di stabilire condizioni minime di vivibilità, operatività e sicurezza nelle prigioni e che, palesemente, non possono passare solo per l'improbabile repressione, ma che devono puntare soprattutto sulla prevenzione»




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