Il quartiere in cui vivi potrebbe influenzare il rischio di demenza. Cosa rivela il nuovo studio
- Redazione La Capitale
- 29 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Per determinare il livello di svantaggio dei quartieri, i ricercatori hanno considerato vari fattori, tra cui reddito, occupazione, istruzione e disabilità

Il quartiere in cui si vive non incide solo sulla qualità della vita, ma potrebbe anche influenzare il rischio di sviluppare la demenza. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Neurology, la rivista dell’Accademia americana di neurologia, che ha analizzato il legame tra il contesto abitativo e il declino cognitivo.
Il lavoro dei ricercatori
I ricercatori della Rush University di Chicago hanno coinvolto 6.781 persone, con un’età media di 72 anni, residenti in quattro comunità della città. I risultati hanno evidenziato che chi vive in quartieri più svantaggiati ha maggiori probabilità di sviluppare la demenza rispetto a chi risiede in zone più agiate.
«I nostri risultati mostrano che la comunità in cui vivi influenza il tuo rischio di sviluppare demenza», spiega Pankaja Desai, autore dello studio. «La maggior parte delle ricerche si concentra sui fattori individuali, ma intervenire a livello di comunità potrebbe essere una strategia efficace per ridurre il rischio di demenza».
Per determinare il livello di svantaggio dei quartieri, i ricercatori hanno considerato vari fattori, tra cui reddito, occupazione, istruzione e disabilità. Durante lo studio, i partecipanti sono stati sottoposti a test sulle capacità cognitive all’inizio della ricerca e successivamente ogni tre anni, per un periodo di almeno sei anni.
Il risultato dello studio
I dati raccolti mostrano che l’11% delle persone residenti nei quartieri meno svantaggiati ha sviluppato la malattia di Alzheimer, mentre la percentuale sale al 22% nei quartieri con il più alto livello di disagio. Anche il declino cognitivo generale è risultato più rapido nelle zone più svantaggiate, con un tasso di riduzione delle capacità di pensiero e memoria superiore del 25% rispetto alle aree più ricche.
Tuttavia, gli autori precisano che lo studio mostra un’associazione tra contesto abitativo e rischio di demenza, senza dimostrare un rapporto di causa-effetto. Inoltre, poiché i dati provengono da quartieri di Chicago, i risultati potrebbero non essere applicabili ad altre realtà urbane.
Nonostante questi limiti, lo studio evidenzia l’importanza di politiche che riducano le disuguaglianze e promuovano il benessere nelle comunità più svantaggiate, al fine di migliorare la salute cognitiva della popolazione anziana.