Il Piano del Campidoglio per le periferie: 100 milioni per le grandi opere. Gualtieri: «No a quartieri di serie A e di serie B»
- Camilla Palladino
- 30 set 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 1 ott 2024
Il «Piano per le opere pubbliche dei programmi urbanistici nelle periferie» da 100 milioni di euro è stato presentato a Palazzo Senatorio nella tarda mattinata di lunedì 30 settembre dal sindaco Roberto Gualtieri, insieme all'assessore capitolino all'Urbanistica Maurizio Veloccia e al presidente della commissione Urbanistica Tommaso Amodeo

Per le periferie di Roma il Campidoglio mette in campo risorse pari a quasi 100 milioni di euro. Il pacchetto di fondi dedicati si chiama «Piano per le opere pubbliche dei programmi urbanistici nelle periferie» ed è stato presentato a Palazzo Senatorio nella tarda mattinata di lunedì 30 settembre dal sindaco Roberto Gualtieri, insieme all'assessore capitolino all'Urbanistica Maurizio Veloccia e al presidente della commissione Urbanistica Tommaso Amodeo. Così, dopo decenni di attesa, il comune potrà tornare a realizzare le grandi opere nei quartieri popolari della città.
L'obiettivo è partire con i cantieri nel 2025: l’amministrazione capitolina ha indetto lo scorso 20 settembre una gara dal volume di circa 200 milioni di euro gestito dalla Centrale unica degli appalti che si concluderà il 28 ottobre 2024. Il Piano agisce in maniera coordinata su diversi fronti: i Piani di zona, i Programmi di recupero urbano e le cosiddette Zone O e Toponimi (quartieri ex abusivi di Roma). Ai primi spettano 32 milioni di euro (ricavati dalle entrate derivate dallo sblocco delle procedure di affrancazione e trasformazione), ai secondi 45 (derivanti da fondi ex art.11, legati agli oneri di urbanizzazione) e alle terze 32 (provenienti dai versamenti delle Acru, le Associazioni consortili di recupero urbano, e da oneri per sanatorie dei condoni delle zone O).
Le grandi opere previste dal Piano per le periferie
Gli interventi riguardano opere di urbanizzazione primaria e secondaria nelle periferie di Roma. Il 60 per cento riguarda viabilità, mobilità e parcheggi, il 5 per cento servizi e aree verdi, il 15 per cento sottoservizi e illuminazione pubblica. Dei 32 milioni previsti per i Piani di zona, oltre 5 saranno usati per realizzare cabine elettriche e completare la rete potabile, fognaria, elettrica e dell'illuminazione pubblica del Piano di zona Trigoria IV via Trandafilo.
Altri 4 milioni di euro serviranno al completamento delle opere nel Piano di zona B44 Torresina 2. Interventi simili sono poi previsti per Ponte Galeria (5,4 milioni circa), Colle Fiorito (4,5 milioni circa), Pian Saccoccia (3,2 milioni circa), Tor Cervara (4,3 milioni circa), Osteria del Curato (3,4 milioni circa) e Muratella (1,4 milioni circa). Tra le opere da realizzare con i 45 milioni di euro previsti per i Programmi di recupero urbano, invece, ci sono il restauro e sistemazione museale del Casale della Massima e la realizzazione di un ponte ciclopedonale e tra il quartiere Magliana e Valco San Paolo.
Chi farà i lavori
Con il nuovo Piano, il Campidoglio torna a realizzare direttamente le opere pubbliche di urbanizzazione superando il regime di esclusivo affidamento ai privati. In particolare, nel caso delle opere relative alle Zone O e ai Toponimi, saranno progettate e attuate direttamente dalla società in house Risorse per Roma. Per quanto riguarda invece le opere di urbanizzazione previste nei Piani di zona e nei Programmi di recupero urbano, sia la progettazione esecutiva sia la realizzazione avverranno attraverso lo strumento dell’accordo quadro della durata di 48 mesi a partire dalla data di sottoscrizione del primo contratto applicativo.
La realizzazione dei lavori da parte di Roma Capitale non è l'unica svolta che segna un cambio di paradigma nell'amministrazione romana. Un altro fattore è rappresentato dalla destinazione dei fondi provenienti dalle periferie che torna alle periferie stesse: il finanziamento di queste opere, infatti, deriva per la maggior parte da oneri concessori e finanziari generati da interventi attuati nelle periferie. Poi c'è il recupero di fondi statali dormienti, come ad esempio quelli dell'ex art. 11, destinati dall’inizio degli anni duemila alla Capitale e mai spesi finora. C'è lo sblocco delle procedure di affrancazioni e trasformazioni dal 2021, i cui proventi vengono destinati al completamento dei Piani di zona. E infine ci sono i versamenti da parte delle Acru a Roma Capitale con vincolo di destinazione per la realizzazione di opere pubbliche nelle periferie ex abusive.
Gualtieri: «Non ci devono essere quartieri di serie A e di serie B»

«Tanti quartieri - ha spiegato il sindaco Gualtieri - sono privi di opere primarie, non hanno l'illuminazione, le fognature, non sono collegati adeguatamente perché si è bloccato tutto da anni. Ci sono soldi fermi e procedure bloccate. Noi abbiamo lavorato tantissimo per mettere in campo questo piano da 100 milioni che ci consentirà di intervenire in tantissimi quartieri che hanno bisogno di interventi da troppo tempo. Interventi che abbiamo studiato insieme al territorio e ai cittadini, perché a Roma non ci devono essere quartieri di serie A e di serie B, quindi sulle periferie bisogna concentrare tantissimi interventi per recuperare il tempo perduto».

«Per la prima volta da 15 anni - aggiunge l'assessore Veloccia - l'urbanistica si riappropria del ruolo di regia delle trasformazioni e anche di attuazione diretta delle opere pubbliche. In tanti anni le opere pubbliche le hanno fatte solamente i privati, in alcuni casi bene, in altri male o non sono state proprio fatte. In quei casi, Roma Capitale è impotente». Esulta infine Amodeo: «Abbiamo rimesso in moto i meccanismi delle affrancazioni e delle trasformazioni, e finalmente siamo passati allo stadio successivo che è quello di fare le cose, cioè le opere pubbliche nelle periferie, dove vivono moltissimi cittadini. Così si chiude un circolo virtuoso, e non vizioso».