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Redazione La Capitale

«Il gioco delle identità», la fotografia contemporanea esplora il confine tra realtà e finzione

Un viaggio attraverso cinquanta opere di artisti iconici, da Nan Goldin a Liu Bolin, che indagano l’identità personale e collettiva, tra ritratti, autoritratti e visioni sperimentali della realtà

Un viaggio nella fotografia
Un viaggio nella fotografia

La mostra «Il gioco delle identità. Un viaggio nella fotografia contemporanea tra realtà e finzione», a cura di Arianna Catania, propone un percorso affascinante attraverso cinquanta opere di alcuni dei più influenti artisti fotografi dagli anni '60 ad oggi. Con un approccio non cronologico, l'esposizione esplora il tema dell'identità, un concetto fluidamente intrecciato tra realtà e immaginazione, attraverso l'opera di grandi maestri come Nan Goldin, Luigi Ontani, Shirin Neshat, Liu Bolin, Franco Vaccari, Zanele Muholi, Lisetta Carmi, Kensuke Koike, Francesco Jodice, e molti altri.


L'esposizione si sviluppa come un viaggio visivo e mentale, un «gioco» che ci invita a riflettere su come la fotografia possa rappresentare, interrogare e manipolare la nostra percezione dell'identità. Attraverso una serie di ritratti senza tempo, scomposizioni di corpi e autoritratti di denuncia, gli artisti indagano l'universo complesso e spesso magmatico dell'identità, sia quella personale che collettiva, mettendo in luce il continuo dialogo tra il sé e l'altro, tra l'individuo e la società.


Il racconto dell’artista

Uno degli aspetti più affascinanti della mostra è la centralità dell'artista come protagonista della propria opera. Molti degli autori presenti espongono non solo il loro punto di vista estetico, ma anche le loro storie personali, le loro esperienze interiori, talvolta mettendosi al centro della scena. Il ritratto diventa quindi uno strumento di esplorazione e di «auto-costruzione» dell'identità, un modo per raccontare non solo il proprio vissuto, ma anche per riflettere sul mondo circostante.


Ma l'identità esplorata in mostra non si limita a quella dell'artista. Ci sono anche gli altri, gli altri intesi come collettività, come rappresentazione di gruppi, culture, e storie che si intersecano. Alcune opere, come quelle di Shirin Neshat e Zanele Muholi, offrono visioni potenti delle identità femminili e delle difficoltà di chi è emarginato o appartenente a minoranze. Altri, come Franco Vaccari e Luigi Ontani, propongono una riflessione più profonda sulla società contemporanea e sulla costruzione dei ruoli sociali.


Realtà o finzione? La sfida della fotografia contemporanea

Una delle domande che la mostra lascia in sospeso riguarda la natura stessa della fotografia. Cos'è che stiamo davvero osservando quando guardiamo una fotografia? È il ritratto di un individuo, la storia di una comunità, o la stessa realtà che diventa finzione? Le immagini in esposizione sollevano interrogativi profondi sulla relazione tra il vero e il falso, tra ciò che è reale e ciò che è costruito. La fotografia, come strumento artistico, ha sempre avuto una connessione ambigua con la realtà: pur essendo un mezzo che cattura momenti concreti, essa si presta facilmente alla manipolazione, alla reinterpretazione e alla distorsione.


Artisti come Liu Bolin, che si «nasconde» letteralmente dietro paesaggi e ambienti dipinti, e Kensuke Koike, che distorce e trasforma le immagini fotografiche attraverso l'uso di tecniche analogiche, pongono la fotografia come campo di sperimentazione, dove la finzione diventa un mezzo per raccontare verità nascoste o alternative.


Un percorso di esplorazione estetica e concettuale

La mostra non è solo una vetrina di immagini, ma un percorso che invita il pubblico a entrare in contatto con il linguaggio complesso e stratificato della fotografia contemporanea. Le opere, che spaziano dal ritratto al paesaggio, dall’auto-racconto alla denuncia sociale, sono capaci di trasformare il nostro modo di guardare il mondo e, forse, anche noi stessi.


L'esposizione non propone risposte definitive, ma piuttosto stimola una riflessione continua. Ci invita a considerare l'ambiguità della fotografia come una risorsa per rivelare il nostro mondo, per far emergere quelle identità sfuggenti e complesse che spesso rimangono invisibili o inesplorate. Le immagini davanti alle quali ci soffermiamo ci pongono interrogativi esistenziali, che ci portano a mettere in discussione la nostra stessa percezione della realtà.


Un omaggio alla fotografia d’autore

«Il gioco delle identità» è, infine, un omaggio alla fotografia come arte pienamente contemporanea. Attraverso il lavoro di questi artisti, la mostra celebra la capacità della fotografia di esplorare e rappresentare le sfaccettature più intime e complesse della condizione umana, diventando non solo uno strumento di documentazione, ma anche un mezzo di riflessione e di trasformazione del nostro sguardo sulla realtà.


In un’epoca in cui l'immagine è diventata un linguaggio universale e in cui le identità sono in costante evoluzione, la fotografia si propone come uno dei mezzi più potenti per indagare chi siamo e cosa ci definisce, tra realtà e finzione.

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