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Edoardo Iacolucci

Il Comitato anti-tortura europeo pubblica il rapporto sulla visita in Italia: com'è il Cpr di Ponte Galeria, a Roma

Aggiornamento: 14 dic 2024

Ecco quello che emerge dal rapporto redatto dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti

Il Comitato anti-tortura europeo pubblica il rapporto sulla visita ad hoc in Italia: com'è il Cpr di Ponte Galeria, a Roma
Cpr di Ponte Galeria (La Capitale)

Il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, a 16 chilometri a sud-est di Roma, è uno dei punti critici nel sistema di detenzione per l'immigrazione in Italia.


Il «Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti» Nel corso della sua visita durante il periodo di tempo che va dal 2 al 12 aprilela delegazione ha visitato quattro degli otto Cpr operativi, Cpr di Gradisca, di Milano, Cpr di Potenza e il Centro per il rimpatrio di Roma.


Il Cpr di Ponte Galeria, a Roma

«Gestito dal contractor svizzero Ors - si legge nel rapporto -, responsabile della gestione di numerosi centri di detenzione per immigrati in tutta Europa», questa struttura ha attirato notevole attenzione per il trattamento dei detenuti e le condizioni di vita al suo interno.


Panoramica della struttura

Il Cpr di Ponte Galeria «costituito da due blocchi di detenzione simmetrici (ciascuno di 14 e 8 moduli)» durante la recente ispezione,« ospitava 79 persone, inclusi tre donne, rispetto a una capacità massima di 85», mentre il periodo medio di detenzione «era di circa 27 giorni».


La struttura, come altre nella rete italiana di Cpr, opera sotto rigorose misure di sicurezza, caratterizzate da un design carcerario «come sbarre e griglie metalliche alle finestre, armature rinforzate e strutture esterne simili a gabbie». Il rapporto raccomanda di «rimuovere gli elementi carcerari e di garantire una corretta manutenzione dell'infrastruttura, in particolare dei servizi igienici. Anche le capacità interpersonali del personale di custodia dovrebbero essere migliorate. Altre carenze identificate nel rapporto riguardano la scarsa qualità del cibo fornito alle persone detenute e la carenza di scorte di articoli da toeletta e cuscini».


Scelte architettoniche che disegnano un quadro troppo simile a quello carcerario, sollevando preoccupazioni sulla dignità e il benessere psicologico dei detenuti. Nonostante i recenti lavori di ristrutturazione seguiti a una rivolta nel febbraio 2024, questi cambiamenti non avrebbero molto alleviato l'atmosfera punitiva.


Incidenti critici e preoccupazioni

«La struttura - precisa il report -, era stata sottoposta a un attento esame pubblico in seguito al suicidio di un giovane cittadino guineano il 4 febbraio 2024 e ai successivi disordini tra la popolazione detenuta, che avevano causato ingenti danni alla struttura».


Un evento che ha evidenziato problemi significativi all'interno del Centro di Ponte Galeria, scatenando tra disordini tra la popolazione detenuta, causando danni ingenti a parti della struttura. Sebbene le riparazioni siano state prontamente effettuate, le cause sottostanti di tali disordini - detenzione prolungata, mancanza di attività e cattive condizioni di vita - rimangono irrisolte.


Durante le ispezioni, sono emerse accuse di maltrattamenti, con detenuti che hanno riferito di abusi fisici, in altri Centri, durante i trasferimenti e i processi di ammissione. Lesioni coerenti con queste affermazioni sono state documentate, sebbene manchi una significativa responsabilità e trasparenza nell'affrontare tali incidenti.


La violenza tra detenuti è un altro problema prevalente, aggravato dall'inattività forzata e dal sovraffollamento. L'assenza di attività ricreative o riabilitative significative contribuisce ulteriormente alle tensioni, creando un ambiente volatile sia per i detenuti che per il personale.


La delegazione ha inoltre ricevuto denunce da persone di origine subsahariana, incontrate presso il Cpr di Roma, su «una serie di episodi di maltrattamenti fisici da parte del personale quando era trattenuto nel Cpr di Macomer». Le accuse consistevano «in manganelli e pugni da parte di membri identificati del personale di custodia (in particolare appartenenti ai Carabinieri), nonché schiaffi e pugni da parte di un mediatore culturale identificato di nazionalità marocchina».

Il Cpt desidera pertanto «essere informato dell'esito dell'indagine sul rapporto penale sopra menzionato»


Sanità e alimentazione

I servizi sanitari al Cpr di Ponte Galeria sono stati criticati per la loro inadeguatezza. I detenuti spesso non hanno accesso tempestivo ai professionisti medici, e problemi come la scarsa documentazione delle lesioni indicano una negligenza sistemica. Inoltre, le lamentele sul cibo - freddo, mal riscaldato - rivelano lacune nella fornitura dei bisogni essenziali. Le esigenze dietetiche specifiche, comprese quelle legate a condizioni mediche o osservanze religiose, sono frequentemente trascurate.


Raccomandazioni del Comitato anti-tortura

Il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (Cpt) ha emesso diverse raccomandazioni volte a migliorare le condizioni nel Cpr di Ponte Galeria. Tra le principali, il rimozione degli elementi di Design carcerario, e il miglioramento delle condizioni di vita con l'installazione di campanelli di allarme in tutti i moduli di detenzione per garantire che i detenuti possano segnalare le emergenze.

Fornitura di biancheria adeguata, inclusi cuscini, e distribuzione sistematica di kit per l'igiene. Che venga potenziata la sanità, con esami medici approfonditi, documentazione dettagliata delle lesioni. Un alimentazione culturale appropriata, per soddisfare esigenze dietetiche e culturali diversificate, garantendo freschezza e preparazione adeguata. Attività ricreative e riabilitative e formazione e supervisione del Personale.


Il Centro di Ponte Galeria esemplifica le sfide insite nel sistema di detenzione per l'immigrazione in Italia. Sebbene il ruolo della struttura nella gestione della migrazione sia riconosciuto, le condizioni in cui i detenuti sono trattenuti richiedono una riforma urgente.


Adottare le raccomandazioni del Cpt e garantire un approccio basato sui diritti alla detenzione non solo potrebbe allineare la struttura agli standard internazionali sui diritti umani, favorendo un sistema più umano.


La risposta del Governo italiano

Il Governo italiano, ha redatto un documento di risposta al rapporto del «Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura» (Cpt), relativo alla visita in Italia svolta dal 2 al 12 aprile 2024, precisando il proprio impegno «a garantire la protezione delle persone private di libertà dalla tortura e dalle pene o trattamenti inumani o degradanti». Si sofferma anche sulla questione dei migranti in Albania precisando che le procedure nei centri in Albania saranno gestite nel rispetto della normativa italiana ed europea. In particolare, viene ribadito che «i migranti a bordo della nave hub devono solo rispettare le limitazioni fisiologiche necessarie per la loro stessa sicurezza» e che le operazioni saranno monitorate per garantire «il tempestivo e pieno esercizio del diritto di difesa dello straniero».


Per quanto riguarda l'accusa «da persone di origine africana sub-sahariana incontrate al Cpr di Roma - si legge nel documento -, riguardanti una serie di episodi di presunti maltrattamenti fisici da parte del personale quando erano trattenuti nel Cpr di Macomer e che al Comitato risulta che sia stata presentata una denuncia penale alla procura della Repubblica di Oristano, chiedendo, per l’effetto, di essere informato dell'esito delle indagini sulla suddetta denuncia penale, la prefettura di Nuoro ha riferito che agli atti della procura di Oristano non risulta alcun procedimento penale instaurato. Inoltre - si legge - nulla risulta in merito alle riportate aggressioni da parte di "membri identificati del personale carcerario, in particolare appartenenti all’arma dei carabinieri"».


Il governo italiano riferisce iniziative per migliorare le condizioni nei Cpr, tra ristrutturazioni, nuovi centri, e standard aggiornati per la gestione e la sicurezza.


Il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, con decreto del 15 febbraio 2024, «ha costituito un gruppo di lavoro di monitoraggio dei centri di permanenza per il rimpatrio incaricato dell’analisi di dati, documenti e segnalazioni fornite dalla Prefetture sui Cpr presenti sul territorio nazionale e dell’effettuazione di visite di monitoraggio in loco». Oltre il gruppo di lavoro per monitorare i Cpr, valutare criticità, e adottare soluzioni, sono previste collaborazione con enti internazionali, come l'Unchr.

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