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I Radicali "aprono" un negozio di cannabis light a Roma contro il decreto sicurezza

  • Edoardo Iacolucci
  • 21 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

Il segretario di Filippo Blengino, segretario nazionale di Radicali Italiani, ha compiuto un gesto di disobbedienza politica: «Rischio 20 anni di carcere»

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Filippo Blengino, segretario di Radicali Italiani

Inaugurato stamattina il "negozio" di negozio di cannabis light presso la sede romana del partito, in via Bargoni, Trastevere, in aperta disobbedienza all’articolo 18 del nuovo Decreto Sicurezza. Il provvedimento governativo ha infatti equiparato la cannabis light a quella ad alto contenuto di Thc, vietandone di fatto la commercializzazione.



Blengino: «Rischio vent’anni di carcere per una battaglia di civiltà»

Il segretario di Filippo Blengino, segretario nazionale di Radicali Italiani, ha compiuto il gesto di disobbedienza politica

«Con il nuovo Decreto Sicurezza il settore della cannabis light, che fino a pochi giorni fa commerciava una sostanza che la scienza dice non avere effetti psicotropi, è stato ucciso».

Ventiduemila posti di lavoro «in fumo - precisa il segretario radicale -, centinaia di migliaia di euro regalati alla criminalità, l’ennesima deriva ideologica e proibizionista del Governo. Per questo ho deciso di aprire nella sede di Radicali Italiani un negozio di cannabis light, violando la legge e rischiando vent’anni di carcere, per denunciare l’insensatezza di questa norma e per smontarla davanti alla Corte costituzionale. Terrò aperto il “Cbd Shop” alla sede del partito - promette Blengino - fino a quando non mi arresteranno».


Radicali lanciano una sfida aperta alla «politica proibizionista»

Blengino poi rincara la dose:«Ho disobbedito alla legge, "aprendo" il primo negozio di Cbd da quando il Governo, con il Decreto Sicurezza, ha inaugurato una nuova stagione di proibizionismo ideologico, imponendo la morte di un settore che garantiva 22mila posti di lavoro e un’economia sottratta all’illegalità. Ora aspetto che vengano ad arrestarmi, per poter dimostrare davanti ai giudici quanto questa norma sia assurda e illogica».


Cosa prevede l’articolo 18 del decreto sicurezza

Il contestato articolo 18 del «decreto sicurezza» interviene pesantemente sulla L. 242/2016, introducendo modifiche che vietano la vendita delle infiorescenze e delle resine della Cannabis Sativa Linnaeus, indipendentemente dal contenuto di Thc e quindi anche se prive di effetti stupefacenti.


Le nuove disposizioni restringono drasticamente il campo di applicazione della legge del 2016, escludendo infiorescenze, resine e oli dalla lista dei derivati legalmente commerciabili.

Secondo il testo normativo, l’intento è quello di «evitare che l’assunzione di prodotti costituiti da infiorescenze di canapa (Cannabis sativa L.) o contenenti tali infiorescenze possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che espongano a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica ovvero la sicurezza stradale».


Le conseguenze: un intero settore a rischio

Con le nuove norme, la coltivazione industriale di Cannabis Sativa L. rimane lecita solo se comprovatamente destinata a usi professionali autorizzati, come il florovivaismo, che però dovrà essere praticato da operatori del settore in forma documentata e professionale.

La volontà del legislatore appare così netta: escludere in modo esplicito qualsiasi uso ricreativo della cannabis light, colpendo direttamente il settore che negli ultimi anni aveva contribuito a sottrarre significative fette di mercato al traffico illegale.


Una provocazione destinata a far discutere

L’azione di Filippo Blengino rappresenta una provocazione politica, destinata a sollevare un dibattito sia sul piano giuridico che su quello etico. In un Paese dove la cannabis light era stata fino a ieri considerata legale e sicura, l’improvvisa criminalizzazione del settore potrebbe trasformarsi in un boomerang giuridico e sociale.

I radicali sfidano a loro modo lo Stato per portare la questione fino alla Corte Costituzionale.


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