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Redazione La Capitale

Il rischio di mutilazioni genitali femminili e matrimoni forzati a Roma

Un numero significativo di casi a Roma si concentra nelle comunità di migranti nigeriane, etiopi ed egiziane

I dati su Roma delle mutilazioni genitali femminili e dei matrimoni precoci
Credit: ActionAid

Un nuovo modello di prevenzione e intervento contro le mutilazioni genitali femminili (mgf) e i matrimoni precoci e forzati, riconosciuti come gravi forme di violenza di genere e violazioni dei diritti umani, dei diritti delle donne e dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in numerosi strumenti normativi internazionali, regionali ed europei. L’iniziativa, parte del progetto «Join our Chain», è stata presentata a Roma da ActionAid con l'obiettivo di offrire un sistema coordinato e innovativo per combattere le pratiche lesive per donne e bambine. L’elemento di novità risiede in un approccio integrato che coinvolge diverse professionalità e settori: dalla scuola ai servizi sociosanitari, dalle forze dell’ordine alle comunità migranti e mediatrici linguistico-culturali.


I dati di Roma

Stando ai dati diffusi da ActionAid sulla base dei report di Istat (2023), Parsec (2018) e Unicef (2024) il paese con la maggiore incidenza di mgf è la Somalia (98 per cento). E secondo lo stesso report le donne somale che vivono a Roma sono 375. Nello stesso paese l'incidenza di matrimoni precoci è del 45 per cento per le ragazzine sotto i 18 anni e dell'8 per cento per le bambine sotto i 15. Percentuali simili si trovano in Guinea, dove l'incidenza di mgf è del 96 per cento e quella dei matrimoni precoci del 52 per cento (sotto i 18 anni) e del 21 per cento (sotto i 15): le guineane romane sono 191.


Le donne egiziane a Roma sono 4104 e in Egitto l'incidenza di mgf è del 91 per cento, quella dei matrimoni forzati del 2 per cento per le bambine sono i 15 anni, del 17 per cento per le adolescenti con meno di 18 anni. In Eritrea e in Mali l'incidenza di mgf si attesta sull'89 per cento. Nel primo paese le spose bambine sono il 13 per cento, quelle con meno di 18 anni il 41 per cento. E a Roma sono 894 le donne eritree. Nel secondo paese le bambine sotto i 15 anni costrette a sposarsi sono il 14 per cento, sotto i 18 il 34 per cento. A Roma ci sono 85 donne originarie del Mali.


E ancora tra le principali nazionalità presenti a Roma da paesi con pratica di mgf e matrimoni forzati ci sono il Burkina Faso e l'Etiopia. Le donne burkinabé che vivono a Roma sono 199: nel paese c'è un'incidenza di mgf del 76 per cento, di matrimoni forzati del 10 per cento (meno di 15 anni) e del 52 per cento (meno di 18). Invece le etiopi che si trovano nella Capitale sono 1282, provenienti da un paese in cui l'incidenza di mgf è del 74 per cento e quella dei matrimoni precoci del 16 per cento (sotto i 15 anni) e del 41 per cento (sotto i 18).  


Il piano di ActionAid

Il piano di ActionAid si articola in tre fasi. La prima è l'emersione, attraverso cui si raccolgono segnali di rischio o si viene a conoscenza di un caso. Poi c'è l'invio, che consiste nella segnalazione di un caso a uno o più attori sul territorio per facilitare l’accesso ai servizi di assistenza di base e specialistici. Infine ci sono gli step di assistenza e protezione, volti a proteggere e a supportare le vittime nell’uscita dalla situazione di rischio. «Nonostante la crescente consapevolezza e le condanne internazionali, queste pratiche continuano a rappresentare una grave violazione dei diritti umani, derivanti da disuguaglianze di genere prodotte da sistemi sociali, culturali e normativi di stampo patriarcale», dichiara Katia Scannavini, vicesegretaria generale ActionAid Italia. E specifica: «Questo modello di intervento intende fornire una risposta concreta e coordinata alla lotta contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati. Offre conoscenze e strumenti per proteggere i diritti di bambine, ragazze e donne a Roma, valorizzando i saperi e le pratiche delle realtà territoriali attive in diversi ambiti».


Le leggi contro mgf e matrimoni precoci

Oltre alla legge sulle mutilazioni genitali femminili (l. 7/2006) e a quella contro i matrimoni precoci e forzati (l. 69/2019), l’Italia ha adottato due piani programmatici contro le mgf (2007 e 2011) e si è impegnata a prevenire e contrastare tali pratiche lesive anche nei piani strategici nazionali sulla violenza maschile contro le donne. Eppure, in base ai dati più recenti, risalenti al 2019, nel nostro Paese vivono circa 87.600 donne che hanno subito mgf, con un numero significativo di casi concentrati nelle comunità di migranti nigeriane, etiopi ed egiziane. Secondo le recenti stime Unicef, nel mondo circa 230 milioni di ragazze e donne hanno subito mutilazioni genitali femminili – un aumento del 15 per cento rispetto ai dati 2016 - mentre 650 milioni si sono sposate prima dei 18 anni - ma i dati ufficiali delineano solo parzialmente le dimensioni del fenomeno.

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