Fidene: strage Campiti, mostrato in aula il video degli omicidi
Aggiornamento: 23 mag
Il comandante del Nucleo Investigativo di Roma ha spiegato che l’arma utilizzata per commettere gli omicidi aveva una matricola registrata al tiro a segno di Roma, ma nessuno si era accorto che mancasse la pistola
Dopo i primi spari la pistola di Claudio Campiti, l'autore della strage di Fidene, si inceppò ma lui riuscì a sbloccarla e continuò a sparare. È quanto è emerso dal racconto dei carabinieri che hanno svolto le indagini sull’accaduto l' 11 dicembre del 2022, quando morirono quattro donne.
Nel corso dell'udienza è stato mostrato anche il video dell'azione dell’omicidio.
Le vittime di quella strage furono quattro donne: Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis.
A ricostruire la vicenda di Fidene davanti ai giudici della prima corte di Assise di Roma sono stati gli investigatori che hanno condotto le indagini.
Tra i testimoni sentiti in aula c’è Dario Ferrara, comandante del Nucleo Investigativo dei carabinieri, che ha spiegato davanti al pm come Campiti sia riuscito a risolvere il problema dell'arma inceppata, riprendendo così a sparare.
«Dalle immagini abbiamo ricostruito che dopo i primi spari la pistola si è inceppata ma Campiti in un attimo ha "risolto" il problema scarrellando l'arma e ha ripreso a sparare. Ha continuato così a colpire le vittime fino a quando si è girato, ha colpito un'altra vittima, e un condomino gli si è avventato addosso. A quel punto Campiti gli ha sparato sul viso ma lo ha colpito di striscio».
Le accuse
A Claudio Campiti vengono contestate le accuse di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi per la morte delle sue quattro vittime e anche l'accusa di tentato omicidio di altre cinque persone sedute al tavolo del consiglio di amministrazione del consorzio e di lesioni personali derivate dal trauma psicologico subito dai sopravvissuti.
Imputati nel processo anche il presidente della sezione tiro a segno nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell'armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto, dove Campiti prese l'arma utilizzata poi per compiere la strage.
L’arma usata
Ferrara ha spiegato che dai primi accertamenti svolti era emerso che l'arma utilizzata da Campiti per compiere la strage «aveva una matricola che era stata registrata al tiro a segno nazionale sezione di Roma» e «abbiamo inviato subito sul posto personale per fare accertamenti. Nessuno si era accorto che mancava la pistola».
La perquisizione di Campiti
Daniele De Nigris, maresciallo del Nucleo Radiomobile di Roma ha spiegato che «nella felpa aveva 55 proiettili, nella tasca dei pantaloni altri 100 e un secondo caricatore con tredici proiettili all'interno. In un'altra tasca il cellulare, senza sim e batteria, custodite a parte, due tessere rilasciate dal tiro a segno nazionale sezione di Roma». De Nigris ha aggiunto che «nel portafoglio documenti, 535 euro in banconote, un foglio manoscritto 11-12-2022 spazio antistante “il Posto giusto” via Monte Giberto. Al polpaccio aveva legato, invece, un coltello da sub. Campiti ci ha detto che aveva lasciato tre zaini all'esterno, che sono stati tutti recuperati. In uno di questi abbiamo trovato il passaporto, una busta in stoffa con 5700 euro, medicinali, la carta di circolazione di una Ford Ka poi trovata a poca distanza su via Monte Giberto, poi sequestrata».
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