Eni contro un professore romano: inizia il processo a Michele Giuli per diffamazione
- Edoardo Iacolucci
- 18 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Il giudice per le indagini preliminari ha deciso per il rinvio a giudizio. La prima udienza dibattimentale è stata fissata per il 10 giugno 2025

Si è svolta ieri mattina, presso il Tribunale di Roma, l’udienza predibattimentale nel procedimento per diffamazione che vede imputato Michele Giuli, 29 anni, professore di storia in un liceo della Capitale. A intentare la causa è Eni, che contesta al docente alcune affermazioni ritenute lesive dell’immagine e dell’operato della società.
Il giudice per le indagini preliminari ha deciso per il rinvio a giudizio. La prima udienza dibattimentale è stata fissata per il 10 giugno 2025.
Le dichiarazioni contestate da Eni
Le parole oggetto della denuncia si riferiscono a due dichiarazioni pubblicate da Giuli sui social, in cui il professore accusava Eni di condurre «affari illeciti», «sfruttare in modo coloniale» le risorse di paesi africani come Nigeria e Mozambico, e di non rispettare gli accordi internazionali in materia ambientale.
In un’altra occasione, Giuli ha affermato che Eni era a conoscenza fin dagli anni ’70 dei rischi connessi alle emissioni di Co₂, citando studi interni dell’azienda, poi resi pubblici da inchieste giornalistiche e organizzazioni come ReCommon.
Secondo le fonti citate dallo stesso professore e da alcune organizzazioni indipendenti, Eni destinerebbe oltre l’85 per cento dei propri investimenti a progetti legati a gas e petrolio, mentre solo una parte residuale viene destinata alle energie rinnovabili. Il rapporto annuale pubblicato da Oil Change International nel 2023, basato su dati ufficiali, confermerebbe questa proporzione.
Secondo quanto riferito da Michele Giuli, in Nigeria, l’attività di estrazione di petrolio avrebbe provocato – secondo alcune stime – oltre 4 milioni di litri di sversamenti nel solo delta del Niger. In Mozambico, l’impianto Gnl Coral South, entrato in funzione nel 2022, avrebbe emesso quantità di gas serra superiori di sette volte rispetto alle previsioni iniziali.
Inoltre, sempre secondo i dati resi noti da Eni, nei primi due anni di attività non sarebbero stati versati ricavi netti allo Stato mozambicano.
Il contesto politico
Il caso Giuli si inserisce in un contesto più ampio, segnato da un crescente confronto tra mondo dell’attivismo ambientale e istituzioni.
Nei giorni scorsi, lo stesso docente aveva iniziato uno sciopero della fame per chiedere al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non firmare il cosiddetto Decreto Sicurezza, che contiene misure restrittive nei confronti delle proteste non autorizzate.
«Il decreto e la denuncia sono due aspetti della stessa medaglia», ha dichiarato il professore. «Da una parte si reprime il dissenso, dall’altra si cerca di intimidire chi denuncia».